PALERMO. «Matteo Messina Denaro non sta sempre nel Trapanese, ma si sposta dalla Sicilia e anche dall'Italia». Lo ha detto, intervenendo alla conferenza stampa che ha illustrato i particolari dell'indagine che ha portato all'arresto di undici fiancheggiatori del capomafia latitante, il procuratore aggiunto di Palermo, Teresa Principato.
«Quando sente stringersi attorno a lui il cerchio - ha spiegato - taglia i contatti con i fedelissimi finiti sotto indagine». «Gli 11 arrestati nell'ambito dell'inchiesta sui favoreggiatori del boss Matteo Messina Denaro non sono semplici tramiti con il capomafia, ma ricoprivano ruoli di vertice nelle cosche trapanesi»: lo ha detto il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, commentando l'inchiesta che ha portato all'arresto di 11 fiancheggiatori del padrino latitante.
«Non bisogna farsi trarre in inganno dal fatto che fossero semplici allevatori - ha spiegato il procuratore aggiunto Teresa Principato - si tratta di fedelissimi di Messina Denaro, alcuni dei quali già arrestati in precedenza, con un peso all'interno dell'organizzazione». Il procuratore ha anche sottolineato le particolari tecniche investigative utilizzate nell'indagine. «L'inchiesta - ha detto - si è avvalsa di metodologie molto sofisticate». Alla conferenza stampa hanno partecipato, tra gli altri, il capo del Ros Giuseppe Governale e il capo dello Sco Renato Cortese.
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