PALERMO. Rosario Crocetta è distrutto, non ha voglia di parlare. È lontano dai palazzi del potere palermitani. Ha trovato 'riparò nella sua casa di Castel di Tusa, in provincia di Messina. A pochi passi dal mare il presidente pensa, medita, elabora «la sua infinita sofferenza», come lui stesso l'ha definita. Ha deciso di autosospendersi dalla carica di governatore per dare un segnale politico (l'istituto dell'autosospensione non è previsto, ndr) ma il caos mediatico per la presunta frase shock contro Lucia Borsellino intercettata e pronunciata dal suo medico Matteo Tutino, mentre era al telefono con lui, e smentita dal capo della Procura di Palermo, lo ha sfinito.
Il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti, incontrando la stampa per cercare di tirare le somme dopo lo tsunami di polemiche che hanno travolto il governatore, racconta di un uomo «provato» alla ricerca di un perchè. Lui che dell'antimafia ha fatto da sempre la sua bandiera e da anni vive sotto scorta non riesce a darsi pace. Il governo del presidente rivoluzionario è appeso a un filo, ma a staccare la spina il Pd non pensa affatto. «Non è una vicenda che ha investito il Pd - dice Raciti ai cronisti-, ma una vicenda che ha investito un gruppo editoriale e il presidente della Regione. La politica è una cosa, le intercettazioni di dubbia provenienza sono altro. Quella intercettazione è stata smentita, non c'è altro. A fare chiarezza ci ha pensato il procuratore Lo Voi».
Raciti parla di un partito compatto, che fa quadrato attorno al suo presidente: a rinsaldare l'asse tra il Pd e Crocetta è stata la decisione del governatore di nominare l'ex capogruppo all'Ars dem Baldo Gucciardi alla guida dell'assessorato alla Sanità, dopo le dimissioni di Lucia Borsellino. Il segretario dem, tuttavia, non nasconde le fragilità e le insidie dell'attuale legislatura (c'è da mettere mano alla legge di stabilità per gli esercizi 2016 e 2017, che il Consiglio dei ministri ha impugnato, la riforma delle Province ancora da completare) ma sostiene che «non ci sono ragioni per interrompere la legislatura». «Siamo aperti a tutti gli scenari - afferma - ma un governo sta in piedi se fa le cose. In alternativa ne prenderemo atto. In ogni caso siamo al lavoro per il dopo».
Ma se Raciti parla di un partito 'compattò, le voci fuori dal coro si fanno sentire. Il deputato regionale Fabrizio Ferrandelli chiede di dare la parola alla base sull'opportunità di proseguire o meno la legislatura. «Va convocata urgentemente l'assemblea regionale del partito» dice Ferrandelli, secondo cui bisogna staccare la spina a Crocetta e andare al voto a ottobre. Una posizione condivisa anche da un altro esponente di primo piano del partito, l'ex presidente della Regione Angelo Capodicasa, secondo cui andare avanti con questo governo «è un inutile accanimento terapeutico». Anche Forza Italia parla di «accanimento terapeutico su un governo già morto». «Per l'ennesima volta il Pd per attaccamento alle poltrone e sete di potere blinda Crocetta - dice il capogruppo di Fi all'Ars Marco Falcone - impedendo di restituire la parola agli elettori». Più cauto l'Udc che in Sicilia sostiene Crocetta. «C'è bisogno di un supplemento di serietà e di responsabilità istituzionale» dice il segretario regionale dell'Udc, Gianluca Miccichè, che invita alla prudenza.
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