PALERMO. A Giulia Adamo, ex capo del gruppo Misto all'Ars, piacevano decisamente gli accessori griffati: borse Nazareno Gabrielli e Louis Vuitton, ma anche foulard Hermes. Poi c'era chi preferiva la lettura, come Livio Marrocco di Fli, grosso divoratore di fumetti e appassionato di Diabolik. E ancora chi come Cateno De Luca, di Forza del Sud, e Rudy Maira, dell'Udc, coltivava l'amore per le auto di lusso. Passioni costose, tutte soddisfatte a spese dell'Ars, dicono i magistrati di Palermo che oggi hanno notificato a 13 capigruppo della scorsa legislatura la richiesta di rinvio a giudizio con l'accusa di peculato. Esce dall'indagine, invece, Antonello Cracolici, del Pd: nonostante anche a lui fosse stata notificato l'avviso di conclusione dell'indagine, atto che prelude alla richiesta del processo, i pm hanno deciso di chiedere l'archiviazione. Stessa istanza per altri 44 tra deputati, ex parlamentari e dipendenti dei Gruppi, mentre per 40 l'inchiesta prosegue. Dice Cracolici: "Sono stati due anni duri, ne esco provato, ho passato notti insonni ma alla fine gli stessi magistrati della Procura hanno accertato la regolarità delle spese del gruppo Pd. Bisogna attendere ancora la decisione del gip che dovrà valutare la richiesta di archiviazione. Attendo rispettoso questo ulteriore vaglio di un giudice terzo, ma certamente oggi con animo più sereno". Oltre che per Cracolici l'archiviazione è stata sollecitata per l'ex governatore siciliano Raffaele Lombardo, per Salvino Pantuso, per il sottosegretario all'istruzione Davide Faraone, per il nipote del capo dello Stato, Bernardo Mattarella, per l'ex presidente dell'Ars Francesco Cascio e per l'attuale presidente dell'Assemblea regionale Giovanni Ardizzone. Il criterio seguito dagli inquirenti per separare, nel mare magnum della informativa delle Fiamme Gialle, il penalmente rilevante dal politicamente inopportuno è stato rigido: e nelle maglie della legge sono incappate solo le spese non rendicontate e quelle fatte palesemente a fini personali.