ROMA. Il blocco dei contratti dei dipendenti pubblici è illegittimo. A dirlo è una sentenza della Corte Costituzionale, la quale in relazione alle questioni di legittimità costituzionale sollevate con le ordinanze R.O. n. 76/2014 e R.O. n. 125/2014, ha dichiarato, con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza, «l'illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico, quale risultante dalle norme impugnate e da quelle che lo hanno prorogato. La Corte ha respinto le restanti censure proposte». Esultano i sindacati: «La storica decisione della Corte, che non riguarderebbe in ogni caso il passato, riapre la contrattazione per oltre 3 milioni e mezzo di lavoratori, dando ragione alla Fialp Cisal, che promosse la causa di legittimità costituzionale all'origine dell'attesa sentenza». È quanto dichiara Davide Velardi, segretario confederale Cisal, in merito al blocco dei contratti degli statali. Le norme sul blocco dei contratti pubblici «hanno congelato gli stipendi dal 2010 e la contrattazione per quasi 6 anni: è stato un intervento non proporzionale allo scopo», ha detto in udienza in Consulta l'avvocato Stefano Viti, uno dei legali di Flp e Fialp che hanno fatto ricorso, toccando un punto esaminato anche dagli altri legali delle parti. Viti ha citato dati Istat, ma anche quelli di Mef e Corte dei Conti, acclusi agli atti: dati che «dimostrano questa dinamica che tocca 10 milioni di italiani». «Riscoprire il valore della contrattazione, sedersi intorno ad un tavolo con serietà e senso di responsabilità confrontandosi a viso aperto, senza scenate mediatiche: questa è l'unica soluzione per uscire dal vicolo cieco in cui governi di diverso colore hanno spinto l'intero Paese congelando i contratti di lavoro della Pubblica amministrazione», dichiara Augusto Ghinelli, segretario confederale dell'Ugl, in merito alla sentenza della Corte Costituzione, «a cui non si sarebbe dovuto ricorrere». «Ma a prescindere dalla sentenza della Consulta, tutti sanno che il rinnovo dei contratti di lavoro è un principio sancito dalla legge, ulteriori rinvii o soluzioni parziali non farebbero altro che ingigantire questa bomba a orologeria». Per il sindacalista «non è solo arrivato il momento di restituire ai lavoratori pubblici la loro dignità, ma è anche arrivato il momento di smettere di prendere in giro gli italiani e toccare i veri sprechi ancora esistenti nello Stato, procedendo ad una rimodulazione della spesa pubblica piuttosto che a una rozza, dannosa e inutile spending review, visto che i cinque anni di blocco dei salari non hanno evitato l'innalzamento esponenziale delle tasse, dirette e indirette, e del costo dei servizi resi ai cittadini da governo ed enti locali».