ROMA. Crescono i casi di scabbia tra gli immigrati in arrivo sul territorio italiano, 4700 scabbiosi individuati sui 46mila sottoposti a controlli sanitari dai medici frontalieri nel 2015, ma si tratta di una patologia dermatologica «non grave, per la quale c'è una terapia che consiste in un trattamento una tantum con farmaci o pomate a basso costo, e non si tratta di una epidemia». Parola del direttore generale della Prevenzione Sanitaria del ministero della Salute Ranieri Guerra che, in conferenza stampa nella sede di Lungotevere Ripa, ha tuttavia sottolineato «il generale peggioramento, rispetto allo scorso anno, delle condizioni sanitarie dei migranti in arrivo. Risultano più 'pestatì, al punto che crescono le ospedalizzazioni per stati febbrili, le polmoniti, i traumi, gli interventi pediatrici, e sono già 323 le gravidanze registrate dall'inizio dell'anno».
La scabbia, ha osservato Guerra, «non è bella da vedere, ma è una patologia banale, con un acaro che crea prurito, e chi si gratta finisce per infettarsi con altri batteri, tantopiù in mancanza di acqua e condizioni igieniche sufficienti. Ma si guarisce con un trattamento singolo, che solo nei casi più manifesti va ripetuto per debellare definitivamente una patologia che è frutto di trasferimenti ammassati e di massicci arrivi. Finchè i migranti sono nei campi di assistenza - ha sottolineato - la terapia contro la scabbia viene data, il problema può sorgere nella continuità assistenziali. Nelle stazioni andrebbe richiesto l'intervento delle strutture
sanitarie territoriali».
In generale, ha aggiunto il direttore generale del ministero della Salute, «con la fine di Mare Nostrum qualcosa si è inceppato nei controlli a bordo nave e sono al contempo peggiorate le condizioni sanitarie dei profughi in arrivo, 200
mila individui quelli sottoposti a check sanitario nel 2014 e nel primo semestre 2015. Di questi 75% sono uomini, 13% donne, e 12% i minori non accompagnati» ha precisato Guerra. La sorveglianza dei medici ai confini, sia nei porti che a terra, «permette di isolare le patologie più gravi e si può dire che lo sforzo dei 30 medici frontalieri che da soli presidiano alla sorveglianza sanitaria in tutti i porti siciliani è stato un successo. Nessun tipo di focolaio epidemico si è infatti verificato nella popolazione in generale. E questo è l'evidenza - ha concluso - di nessun tipo di rischio epidemico. Ma ben venga la richiesta espressa ieri dal ministro Lorenzin per
potenziare con 60 medici i nostri uffici periferici».
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