ROMA. "Non sussistono in capo a nessun organo del ministero dell'Interno poteri di revoca dell'affidamento della gestione del Cara di Mineo". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, al question time, sottolineando che "continueremo a vigilare con attenzione sulle irregolarità" che dovessero emergere. "La vicenda - ha ricordato Alfano - nasce nel 2011, quando fu dichiarato lo stato di emergenza per l'immigrazione e fu indicato come soggetto attuatore per il centro di Mineo il presidente della Provincia di Catania: il ministro dell'Interno era Roberto Maroni. Poi - ha proseguito - si fece la convenzione con il Consorzio Calatino: ministro era diventata Anna Maria Cancellieri".
"Nè durante l'emergenza, nè dopo - ha sottolineato il ministro - il ministero avuto un ruolo in questo iter e, del resto, la convenzione sottoscritta esclude la responsabilità della prefettura". E' infatti al Consorzio, ha rilevato, "che si rivolge il presidente dell'Anticorruzione Raffaele Cantone" con i rilievi sull'illegittimità della gara d'appalto, "ma il Consorzio in risposta ha confermato la sua aggiudicazione. A questo punto Cantone mi ha informato ed io ho chiesto riscontri al prefetto di Catania".
"Si pretende che alcune regioni del Sud, come Sicilia, Puglia e Calabria, abbiamo il peso totale dell'immigrazione, incoerentemente con la battaglia che stiamo portando avanti in Europa. Ciò è ingiusto e contraddice la linea stabilita nel 2011 dall'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni che portò all'equa distribuzione di migranti tra le diverse regioni: anche allora ci furono proteste ma poi prevalse il senso di responsabilità". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, al question time.
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