«Non è per nulla esagerato parlare di catastrofe umanitaria. Per fronteggiarla, servirebbe dall’Europa e dalla comunità internazionale una precisa strategia politica con l’impiego di adeguate risorse. Invece, si procede a tentoni reagendo in base all’impatto mediatico degli eventi». Claudio Neri, direttore del dipartimento Ricerca dell’Istituto romano di Studi strategici «Machiavelli», commenta le ultime notizie “sul fronte dei migranti” — più di 3.400 donne, uomini, bambini soccorsi nel Mediterraneo in queste ore, mentre i servizi di intelligence segnalano che sono almeno 500 mila i disperati pronti a partire dalla Libia — e non nasconde amarezza per l’inadeguatezza della risposta di Unione Europea e Onu.
In arrivo migliaia di migranti nel nostro Paese, che attualmente conta nelle strutture di accoglienza ben 74 mila ospiti. Un quarto di essi nella sola Sicilia. Situazione ormai insostenibile?
«Non ritengo di avere le competenze necessarie per valutare compiutamente la capacità di accoglienza del nostro Paese. Penso, però, che il problema non sia tanto l’accoglienza di 74 mila migranti quanto il continuo e apparentemente inesorabile flusso atteso nei prossimi mesi o anni. Un flusso che inevitabilmente stresserà oltremodo il sistema di accoglienza italiano».
Quattro Regioni — Lombardia, Veneto, Liguria e Val d’Aosta — annunciano di volere «chiudere le porte». Solo una provocazione?
«Quello dell’immigrazione è un tema caldo politicamente. Ritengo, quindi, che tali annunci vadano letti anche nell'ambito della lotta politica interna».
Il ministro britannico della Difesa, Michael Fallon, ha partecipato nella notte alla missione di salvataggio e parlato di «ondata migratoria colossale». Il governo inglese, però, ha già detto no al piano europeo di ripartizione dei profughi. Una contraddizione?
«Dipende dal punto di vista. Secondo l’interesse britannico direi proprio di no. I Paesi europei non vogliono farsi carico del problema, è evidente. Per cui, i leader da un lato trasmettono mediaticamente messaggi di solidarietà e impegno, ma fattivamente non vogliono poi impegnarsi».
La Ue tarda a decidere. Un’occasione già perduta?
«L’Unione Europea nel suo complesso fino ad ora è stata poco presente, poichè non considera l’emergenza immigrati una vera priorità. Contano i fatti, non le parole. E i fatti indicano chiaramente che l’Ue ha lasciato all’Italia la gestione dell’emergenza».
Alla prova dei fatti, l'operazione «Triton» si sta rivelando all'altezza di una sfida così impegnativa?
«Direi di no. Stando ai dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, i morti in mare sono quasi decuplicati dalla fine dell’operazione italiana “Mare Nostrum”. È necessario, però, chiarire che l’obiettivo dell’Operazione Triton è quello di proteggere i confini marittimi, non quello di contrastare il traffico di clandestini o soccorrere i migranti in mare. Non a caso il bilancio assegnatole inizialmente, ma adesso comunque triplicato, è stato piuttosto ridotto: circa 3 milioni di euro al mese».
L'ammiraglio Ferdinando Sanfelice di Monteforte, in un'intervista al «Giornale di Sicilia», ha sottolineato come il problema di queste missioni sia rappresentato dalla «lunga durata». Un'Europa in crisi finanziaria può permettersi questo «lusso»?
«Assolutamente sì. Sia perché l’Europa nel suo complesso è ben in grado di finanziare operazioni del genere e dispone pure delle risorse umane e materiali necessarie, ma soprattutto perché situazioni di questa natura devono essere gestite e non subite. Domani, d’altronde, saranno sicuramente più elevati i costi delle emergenze cui bisognerà far fronte in caso di cattiva gestione della situazione attuale. Investire adesso permette di limitare danni peggiori in futuro».
I boss dei barconi aumentano il proprio giro d'affari, ma la campagna multinazionale «Eunavfor Med» non parte. Perchè?
«Perché il processo decisionale europeo ha tempi mediamente lunghi. L’operazione “Eunavfor Med”, grazie alla quale si dovrebbero bloccare e distruggere i barconi utilizzati per il traffico di migranti, è stata proposta dai ministri della Difesa e degli Esteri dell’Unione Europea, dovrebbe utilizzare un budget iniziale di circa 11 milioni di euro e gode del consenso della maggior parte degli Stati. Per diventare operativa dovrà, però, avere il “via libera” nel Consiglio europeo fissato per fine mese. Comunque, che “Eunavfor Med” sia in grado di troncare il traffico di migranti in partenza dalla Libia, questo è tutto da vedere. La missione, come evidenziato anche da alcuni documenti riservati che “Wikileaks” ha reso pubblici, si preannuncia molto complessa».
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