Lunedì 23 Dicembre 2024

Voto di scambio, terremoto all’Ars: ai domiciliari Dina, Clemente e Mineo - Foto e video

PALERMO. Pacchetti di voti per 150 euro, soldi per le feste di quartiere, promesse di incarichi con guadagni fino a 15 mila euro, pacchi di pasta in regalo destinati ai poveri venduti a prezzi stracciati tranne però il parmigiano che finiva nelle dispense di un politico. C'è questo e tanto altro nell'inchiesta su una compravendita di voti alle regionali del 2012 che sta facendo tremare un pezzo della politica in Sicilia. Collusioni e commistioni tra mafia e alcuni politici, impresse nelle bobine delle intercettazioni dagli investigatori, con un linguaggio e un contenuto "di un livello morale che ha raschiato il fondo, almeno lo spero", commenta amaro il procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi. ALL'ARS SUBENTRANO CARONIA E GARGANO. CLICCA PER LEGGERE L'inchiesta, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, ha portato gli uomini della Guardia di finanza fin dentro il 'santuario' di Palazzo dei Normanni, sede del Parlamento più antico e più indagato d'Europa, con 30 deputati su 90 coinvolti in inchieste giudiziarie. In un blitz di mezz'ora, le Fiamme gialle hanno perquisito e sequestrato documenti e hard disk negli uffici della commissione Bilancio, dove passano tutte le leggi di spesa, comprese quelle per i 100mila precari della Sicilia. In manette per corruzione elettorale sono finiti due deputati regionali, Nino Dina, eletto nell'Udc e presidente della Bilancio, e Roberto Clemente del Pid-Cp, il partito di Saverio Romano, anche lui membro della commissione. Con loro ai domiciliari anche l'ex parlamentare di Grande sud Franco Mineo e Giuseppe Bevilacqua, personaggio centrale dell'inchiesta e che fallì per una manciata di voti l'elezione al consiglio comunale di Palermo ma che, secondo l'accusa, avrebbe cercato di far fruttare il 'tesoretto' nella successiva campagna elettorale per le regionali. Dopo la notifica della misura cautelare, i finanzieri si sono presentati in Parlamento con il deputato Dina, accompagnato dal suo avvocato. "Hanno portato via pc e tanti documenti", riferisce un dipendente dell'Ars. Gli investigatori stanno cercando prove per incrociarle con le intercettazioni da cui è emerso lo spaccato di collusioni. Il 'metodo Bevilacqua' ruotava attorno a un pacchetto di voti che avrebbe conquistato anche grazie ai suoi rapporti con esponenti di spicco del mandamento mafioso palermitano di Tommaso Natale. Ai boss, in cambio del sostegno, Bevilacqua avrebbe promesso posti di lavoro mentre ai politici in cambio delle preferenze avrebbe chiesto finanziamenti per le proprie associazioni, incarichi professionali per sé e i suoi amici. Ai domiciliari anche il finanziere Leonardo Gambino. Intanto il Parlamento è di nuovo nella bufera. Per i 5stelle "la Sicilia è in emergenza morale ed etica, il Paese lo deve sapere" e come primo atto hanno chiesto a Dina di "dimettersi immediatamente da presidente della commissione Bilancio", prima che Palazzo Chigi emani il decreto di sospensione per i due deputati arrestati (subentreranno i primi dei non eletti nelle liste Udc e Pid-Cp, fin quando rimarrà la misura cautelare). L'Udc ha subito preso le distanze ricordando che Dina s'era autosospeso dal partito a settembre, anche il governatore Rosario Crocetta lo molla, affermando che "non fa più parte nella maggioranza". E in arrivo c'è il valzer delle commissioni, che da regolamento parlamentare, andavano rinnovate a metà legislatura. Se ne parlerà sabato in conferenza dei capigruppo, convocata d'urgenza dal presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone (Udc), che si appresterebbe anche a non concedere la deroga a 4 mini-gruppi parlamentari con meno di 5 deputati, tra cui proprio il Pid-Cp di cui fa parte Clemente.

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