Procuratore Scarpinato, cosa è la mafia, oggi? Se dovessimo spiegarlo a chi non la conosce o non ne ha mai sentito parlare...? «Dovremmo dirgli che è un tema complesso e non si presta a semplificazioni. Il sistema di potere mafioso è stato una componente della costituzione materiale del Paese, di cui ha seguito l’evoluzione nel tempo. Se vogliamo comprendere quali sono le possibili prospettive future, non possiamo prescindere da un’analisi di contesto che vada al di là di un’ottica localistica e della mafia del racket». Roberto Scarpinato è procuratore generale di Palermo, dopo esserlo stato a Caltanissetta. È stato pm del processo del secolo (ormai del secolo scorso), contro il senatore a vita Giulio Andreotti. Oggi rappresenta l’accusa nel processo Mori di appello. Ha seguito l’evoluzione della specie mafiosa nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica e tra i tempi meno recenti e quelli attuali dice che «è completamente mutato l’habitat socioeconomico, prima fondato sull’intermediazione parassitaria praticata nei più diversi campi (dalla manipolazione degli appalti pubblici alle estorsioni), sull’economia assistita, foraggiata dalla spesa pubblica, e sul ciclo edilizio». E allora qual è il nuovo habitat dell’organizzazione mafiosa? «L’avvio di un nuovo ciclo macroeconomico globale, oltre ad avere pesanti ricadute nel rapporto Nord-Sud, con il rischio di una strisciante secessione economica tra le due macro aree del Paese, sta determinando una differenziazione evolutiva anche all’interno dell’universo criminale: una sorta di selezione della specie che penalizza coloro che non riescono ad adattarsi al nuovo contesto e premia invece le componenti più evolute». È una mafia globalizzata? «La mafia che viveva di predazione e di intermediazione parassitaria continua a riprodursi sul territorio quasi per default, per forza inerziale, ma sconta il progressivo essiccamento delle sue tradizionali fonti di reddito, a causa di fenomeni globali come la riduzione della spesa pubblica, che costituiva il volano dell’economia assistita. Si comincia a raschiare il fondo del barile di una economia locale sempre più esausta. Da questo originario ceppo nascono due mutanti che costituiscono una differenziazione della specie per adattamento evolutivo: la mafia mercatista ed i sistemi criminali». La mafia cioè segue sempre il flusso della ricchezza e ne crea di nuova. «Non a caso le componenti più dinamiche della mafia si stanno delocalizzando e trasferiscono le cellule operative nelle zone più ricche del Paese e all’estero. La mafia mercatista offre sul libero mercato beni e servizi illegali per i quali è esplosa una incontenibile domanda a livello mondiale, a seguito della globalizzazione. Milioni di persone normali chiedono droga, gioco d’azzardo, prostitute, tabacchi detassati, riproduzioni seriali di prodotti griffati... Migliaia di imprese in tutta Europa chiedono alle mafie servizi che consentano di abbattere i costi di produzione, come ad esempio lo smaltimento illegale di rifiuti industriali, per recuperare margini di competitività». E i nuovi sistemi criminali come agiscono? «Selezionate aristocrazie delle mafie entrano a far parte di sistemi criminali più complessi, quelli che la stampa definisce comitati di affari, cricche, P3, aggregazioni di cui fanno parte esponenti apicali di mondi diversi, la politica, la pubblica amministrazione, l’economia, la finanza, i colletti bianchi dell’alta mafia. Mettono in comune risorse diverse — potere di influenza politica, relazioni personali, capitali, e se occorre anche potere militare — per egemonizzare e colonizzare settori economici di elevata complessità e inaccessibili ai normali operatori di mercato: energia, privatizzazioni all’italiana nei più disparati settori». Cosa che ricorda, in grande, il “tavolino” delle spartizioni, che operava in Sicilia. «Se vogliamo fare un’esemplificazione, sì. Oggi è una particolare declinazione sul versante criminale di un più complesso fenomeno macrosistemico, definito come l’oligarchizzazione del potere economico e politico nelle mani di ristrette élite». Si è evoluto anche il rapporto mafia-politica: non ci sono più interessi strategici comuni ma si “tratta” solo su singole questioni, singoli affari? «Come nella società legale aumenta ogni giorno di più la differenza tra ricchi e poveri e la distanza tra chi detiene il potere e chi ne è escluso, in modo speculare nella società illegale — lato ombra della prima — aumenta la divaricazione tra masse criminali popolari, dedite alla manovalanza ed esposte ad altissimo rischio penale, e ristrette élite che riservano a se stesse l’accesso privilegiato ai grandi affari. Negli anni ’80 e ’90 qualsiasi mafioso di medio calibro poteva avere accesso ai canali della spesa pubblica, intessendo relazioni collusive con sindaci ed altri amministratori locali. Oggi la verticalizzazione e la concentrazione dei centri di spesa e i tagli riservano l’accesso alle cabine di regia solo alle élite». La nuova legge sul voto di scambio può funzionare o ha dei limiti? «Il reato di scambio politico-mafioso rischia di essere superato dall’evoluzione del sistema politico, non più imperniato sul voto di preferenza espresso dai territori, ma sulla democrazia dell’investitura che consiste nella ratifica di nominati da ristrette oligarchie partitiche. Poi la maggior parte dei Comuni rischia la bancarotta o si muove tra gravi difficoltà. Restano le Regioni, ma la torta da dividere si è ridotta ed è riservata solo alle élite». Le armi continuano a tacere. Segnale di forza che aumenta, secondo alcuni. «Le statistiche nazionali dimostrano un trend ventennale nazionale di riduzione degli omicidi mafiosi. La mia opinione è che si tratti di uno dei segnali delle mutazioni generali. La mafia mercatista non aggredisce il territorio, ma si rapporta ad esso come agenzia di beni e servizi offerti sul mercato in una logica liberoscambista. I sistemi criminali a loro volta operano nelle segrete stanze del potere, dei cda, con raffinati e incruenti metodi di predazione. Un silenzioso esercito di termiti, che continua a divorare la polpa viva della nazione».