ROMA. Le relazioni tra Italia e Cuba hanno origini antiche e Matteo Renzi, ospitando per la prima volta a Palazzo Chigi Raul Castro, cita la famiglia Antonelli tra gli ingegneri che costruirono la baia dell'Avana. Ora che il disgelo con gli Usa è partito ed il regime cubano ha cominciato ad aprirsi agli investimenti stranieri, l'Italia punta a giocare un ruolo da protagonista «per scrivere insieme una pagina nuova» di
diritti e di pace ma anche per rafforzare i rapporti economici e culturali con l'isola caraibica che, a detta del presidente cubano, sono già «perfetti».
Un'ora di colloquio a tutto campo, quello tra il premier italiano ed il presidente cubano, a testimoniare l'intenzione del governo di non perdere la curva della storia che sta pian piano aprendo Cuba al mondo. Dopo una prima missione di imprese italiane a novembre e la visita del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a marzo nell'isola, dal 6 all'8 luglio il viceministro dello Sviluppo Carlo Calenda ed il sottosegretario agli Esteri Mario Giro guideranno la delegazione di imprese italiane che presto, all'Avana, avranno anche il supporto dell'Ice che riaprirà un ufficio.
«Buenos dias, buongiorno», esordisce il fratello di Fidel Castro arrivando nella sala dei Galeoni per l'incontro con la stampa. Renzi, invitato a Cuba da Raul Castro, ricorda l'amore degli italiani per l'isola, fiducioso che in futuro resterà vivo. «Oggi possiamo toccare con mano che molto sta cambiando, la storia fa il suo corso», è la consapevolezza del premier, sostenitore del disgelo tra Usa e l'Avana ed impegnato nel
negoziato tra Ue e Cuba affinchè anche l'Europa sia attore nel nuovo assetto mondiale. Sono le riforme economiche, con la parziale apertura alle
privatizzazioni, un altro aspetto centrale del nuovo corso di Cuba. «Stiamo cercando di portare avanti - spiega Castro - il miglioramento del nostro sistema politico sociale e culturale. Ma è molto difficile farlo senza shock, senza lasciare nessuno per la strada». In questa apertura l'Italia, che è già il secondo paese Ue esportatore a Cuba con un interscambio di 340 milioni di euro - di cui 270 milioni di export e 70 di import -,
vuole inserirsi. Se finora gli imprenditori italiani sono presenti sopratutto nel turismo dell'isola, ora i settori, su cui la prossima missione si incentrerà, sono l'agroindustria, la meccanica e le costruzioni. «E anche noi speriamo di potenziare i nostri rapporti commerciali», rilancia il presidente cubano che punta ad aumentare l'export cubano nel mondo come ulteriore segno dei cambiamenti dell'isola.
«Sono rimasto molto colpito dalla saggezza e modestia del Papa. Leggo tutti i suoi discorsi e a Renzi ho detto: 'se il Papa continua così tornerò alla Chiesa cattolicà». Una battuta, quella di Raul Castro durante la conferenza stampa col premier a Palazzo Chigi, che è anche l'ammissione pubblica di una comunanza di vedute, di una sintonia ideale su tanti temi con il Pontefice argentino. Ancora più significative nel momento in cui il presidente cubano, pur con alle spalle gli studi dai Gesuiti, ricorda di essere «del partito comunista che non ha mai ammesso i credenti», anche se ora si sono fatti «passi avanti». È stato insolitamente lungo stamani - circa 55 minuti, e senza interprete - il colloquio nello Studiolo dell'Aula Paolo VI tra il Papa e Raul Castro, giunto appositamente in Vaticano, come ha detto lui stesso alla fine ai giornalisti, per «ringraziare il Santo Padre per il suo contributo in favore in favore del miglioramento delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti». Lunga e cordiale la stretta di mano con il Pontefice, ma molto cordiale e addirittura «familiare», così lo ha definito il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, il clima di tutto l'incontro, che Castro ha voluto a tutti i costi, unendovi poi quello con Matteo Renzi a Palazzo Chigi, prima di volare di nuovo a Cuba dove domani riceverà Francois Hollande, al termine del viaggio che lo ha portato anche in Algeria e a Mosca.
Oltre che del riavvicinamento con Washington, partita in cui il Papa e il Vaticano hanno avuto un ruolo-chiave (e possono ancora averlo nelle questioni ancora da definire, tra cui l'auspicata fine dell'embargo), nel colloquio privato si è parlato del viaggio che Bergoglio farà in settembre nell'Isola caraibica, facendovi tappa prima di arrivare proprio negli Usa, «dell'attesa da parte del popolo cubano e dell'accoglienza che si prepara a dare», ha riferito ancora Lombardi. Significativi i regali. Castro ha dato al Papa una medaglia commemorativa dei 200 anni della cattedrale dell'Avana e un quadro dell'artista contemporaneo Kcho, presente nella delegazione, raffigurante una grande croce composta di barconi sovrapposti, con davanti un migrante in preghiera, opera ispirata all'impegno di Francesco in favore dei migranti e dei profughi fin dal suo viaggio a Lampedusa. Il Papa ha ricambiato con la medaglia di San Martino («la dono volentieri perchè ricorda non solo l'impegno per aiutare e proteggere i poveri, ma anche per promuoverne la dignità») e con la sua esortazione 'Evangelii gaudium'. «Questo è il testo dove sono alcune di quelle dichiarazioni che a lei piacciono», ha detto a Castro, che evidentemente ha mostrato di apprezzarne il forte appello contro «l'economia che uccide». Un segno, questo, di come la leadership cubana possa vedere nella Chiesa di Bergoglio un alleato contro le derive della globalizzazione selvaggia. «Stiamo cercando di portare avanti il miglioramento del nostro sistema politico, sociale e culturale.
Ma è molto difficile farlo senza shock, senza lasciare nessuno per la strada», ha detto infatti Castro dopo l'incontro con Renzi. Oltre a definire «perfetti» i rapporti con l'Italia e ad apprezzarne il ruolo nel negoziato Cuba-Ue, Castro ha sottolineato che l'isola non avrebbe mai dovuto essere inclusa «nella lista dei paesi terroristi», e pur ammettendo «errori» del regime ha rivendicato che «i diritti umani non devono essere strumentalizzati per mala-politica». Ha quindi invitato Renzi «a visitare il nostro meraviglioso Paese», mentre il premier (che ha annunciato l'imminente avvio di «progetti specifici» comuni e la visita a Cuba del vice ministro Calenda e del sottosegretario Giro), parlando di «una giornata di grande gioia per il nostro governo» ha sottolineato che «oggi possiamo scrivere una pagina nuova» rafforzando il rapporto tra i due Paesi e si è detto convinto «che possiamo fare molto insieme». Castro, comunque, nell'incontro con la stampa, si è dilungato ancora sul «colloquio molto gradevole» con papa Bergoglio. «Lui è un gesuita - ha detto - e anche io in qualche modo perchè ho studiato dai Gesuiti. Quando il Papa verrà a Cuba a settembre prometto di andare a tutte le messe e già ora leggo tutti i suoi interventi». I media cubani e latino-americani danno anche spazio a una frase che Raul ha bisbigliato all'orecchio del Papa: «questa è la visita più importante della mia vita».
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