CATANIA. Dall'inchiesta sul naufragio in Libia emergono atti di "inumana violenza", come quello di un ragazzo ucciso su un gommone mentre raggiungeva - insieme ad altri - il peschereccio poi affondato perché si era alzato senza permesso. Il suo cadavere sarebbe stato poi buttato in mare. Lo si apprende dalla Procura di Catania che indaga con la polizia.
E ancora: diversi migranti stipati in una fattoria in attesa di imbarcarsi sul peschereccio che ha poi fatto naufragio, sarebbero stati "picchiati selvaggiamente con dei bastoni" perché "non obbedivano agli ordini" dei trafficanti. "Le bastonature avrebbero provocato alcuni decessi, altri sarebbero morti di stenti".
A Malta i funerali delle 24 vittime accertate. Inatnto questa mattina Una folla commossa sta partecipando a La Valletta alla cerimonia interreligiosa per le 24 vittime accertate del naufragio avvenuto sabato scorso davanti alle coste libiche. Le bare dei 24 migranti morti nel disastro, che sarebbe costato la vita a centinaia di profughi i cui corpi non sono stati recuperati, sono allineate nel piazzale davanti all'ospedale Mater Dei. Una delle vittime era un ragazzo di non più di 15 anni.
Tra le autorità presenti alla cerimonia, insieme al presidente della Repubblica maltese Marie Luoise Colero e al premier Joseph Muscat, anche il ministro dell'Interno italiano Angelino Alfano e il commissario Ue per le migrazioni Dimitris Avramapoulos. La cerimonia, che si sta svolgendo con la lettura di brani della Bibbia e del Corano, viene officiata dal vescovo di Gozo Mario Grech, a causa dell'assenza del vescovo di Malta perchè all'estero, e dall'Imam della comunità musulmana maltese El Sadi.
Tra la folla anche numerosi migranti, sbarcati nelle settimane scorse sull'isola Stato, che stanno assistendo in lacrime al rito funebre. Al termine le salme verranno trasferite nel cimitero Mario Addolorata dove si svolgeranno le esequie in forma privata. Nel corso della cerimonia, che si è svolta sotto un tendone, il vescovo di Gozo Mario Grech, citando le parole del Papa, ha invitato i presenti a combattere la "globalizzazione dell'indifferenza".
"Noi piangiamo - ha detto il presule - perché indipendentemente dal nostro credo, nazionalità, razza, questi morti sono prima di ogni cosa esseri umani. In fuga da una situazione disperata, alla ricerca della libertà e di una vita migliore". Un concetto ripreso anche dall'Imam El Sadi che ha sottolineato che le vittime "sono tutti fratelli davanti a Dio". I due officianti hanno inoltre auspicato nelle loro preghiere che i migranti possano un giorno tornare nei loro paese. La cerimonia si è conclusa con la deposizione di una corona di fiori bianchi e con il suono di un'arpa che ha fatto da contrappunto al silenzio delle persone presenti.
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