BRUXELLES. Si pensa ad "un'operazione militare" per colpire i trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo, così Natasha Bertaud, uno dei portavoce della Commissione Ue.
Secondo quanto spiegano fonti europee, si sta ragionando su un'operazione mista militare-civile, diretta alla distruzione dei barconi usati dai trafficanti di esseri umani, in acque internazionali. Ma le discussioni con gli Stati membri sono in corso, evidenziano. Recenti episodi in cui gli scafisti non hanno esitato a sparare per recuperare i mezzi, al termine dei salvataggi dei migranti, dimostrano quanto sia importante per loro recuperare i barconi, si sottolinea.
Intanto la guardia di finanza ha rafforzato il dispositivo nel Canale di Sicilia, in modo da incrementare l'attività di polizia in mare. Più motovedette e più aerei per cercare di evitare nuovi morti ma anche per fermare le navi madri, utilizzate per 'smistare' i migranti sui gommoni poi diretti in Italia. Ai mezzi già schierati a Lampedusa e nella Sicilia orientale si aggiungeranno infatti altrI tre pattugliatori, navi più grandi rispetto alle motovedette, e un aereo, che farà base a Lampedusa.
Tutti i mezzi, che andranno ad operare nella fascia tra Lampedusa e la Libia - quella da dove partono la maggior parte delle richieste di soccorso da parte dei migranti - opereranno con il coordinamento delle navi e degli aerei di Frontex, impegnati nella missione Triton. "Stiamo mettendo in campo uno sforzo operativo importante - dice il comandante del centro operativo aereonavale della Guardia di Finanza, il generale Antonino Iraso - che ha l'obiettivo di rintracciare e fermare gli scafisti a bordo dei barconi e assicurarli alla giustizia". Un intervento, prosegue, che va ad inserirsi "in un'ottica più ampia che prevede, da un lato, il pattugliamento delle acque internazionali, per tutelare gli interessi italiani, e dall'altro i controlli sui pescherecci libici e nordafricani, sempre nel rispetto delle norme del diritto internazionale".
Questo perché si è già verificato, anche recentemente, che i pescherecci anziché svolgere attività di pesca fossero in mare per "supportare la navigazione dei barconi e dei gommoni diretti verso l'Italia". Ma in caso di situazioni a rischio, come quelle capitate nei mesi scorsi quando dei trafficanti hanno sparato in direzione dei mezzi di soccorso italiani per riprendersi i barconi, come reagirà la Guardia di Finanza?
"Le regole d'ingaggio - spiega il generale Iraso - sono quelle del diritto internazionale, non ci sono specifiche diverse: se c'è una minaccia o un'offesa ad imbarcazioni italiane, le unità sono pronte a reagire, con la necessaria e dovuta gradualità e proporzionalità, sempre nel rispetto delle normative internazionale". In sostanza, prosegue, "saranno fatte tutte quelle operazioni finalizzate ad impedire" che i trafficanti, "possano riappropriarsi dei barconi". Si tratta di procedure, tra l'altro, che non sono nuove per la Finanza in quanto, conclude il generale Iraso, "sono le stesse modalità operative che vengono svolte nel corso delle operazioni contro i trafficanti di droga".
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