PALERMO. La corte di appello civile di Palermo, presidente Rocco Camerata Scovazzo, ha respinto il ricorso dei ministeri della Difesa e dei Trasporti alla sentenza del settembre 2011 quando il giudice Paola Protopisani condannò lo Stato a risarcire con oltre 100 milioni di euro i 42 familiari di 17 vittime della strage aerea di Ustica, quando il Dc 9 Itavia s'inabissò con 81 persone a bordo tra Ponza e Ustica il 27 giugno '80. La sentenza di Propisani affermò che la causa dell'abbattimento fu «un missile o collisione in una scena militare». Dopo la sentenza del giudice Paola Protopisani che condannava i ministeri della Difesa e dei trasporti a risarcire i familiari di 17 vittime della strage di Ustica, nel settembre 2011, il Governo Berlusconi annunciò subito il ricorso. La sentenza venne definita »inaccettabile« dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa e dal sottosegretario Carlo Giovanardi. Giovanardi convocò una conferenza stampa a Palazzo Chigi, per annunciare che »il Governo impugnerà una sentenza ideologica firmata da un giudice monocratico che butta a mare 31 anni di processi e perizie, ribaltando decisioni prese da una ventina di magistrati«. La Corte di appello, invece, con la sentenza odierna, che dovrà motivare, sposa le tesi di Protopisani sia sui tempi di prescrizione - che decorrono dalla sentenza-ordinanza del giudice istruttore del 31 agosto 1999. La corte evidenzia che »le azioni risarcitorie civili, in una vicenda così controversa e complessa come quella di Ustica, erano, quanto all'acquisizione degli elementi probatori, interamente subordinate agli accertamenti in sede penale. Solo nel processo penale era di fatto possibile eseguire gli accertamenti rilevanti e indispensabili ai fini dell'individuazione delle cause del disastro«. La corte ritiene invece prescritti i tempi per l'illecito consistito nell'aver ostacolato l'accertamento della verità sulle cause del disastro». La corte accetta anche la tesi del tribunale che esclude il cedimento strutturale o l'ipotesi della bomba e sulla base della regola del«più probabile che non» dice che il Dc9 precipitò o per un missile o per un contatto con un altro velivolo in un'azione aerea militare. La corte, inoltre, cita un'altra causa risarcitoria, sulla stessa vicenda che ha condiviso l'orientamento del tribunale sulle cause del disastro. Questo punto appare importante considerato che un ricorso è stato presentato alcune settimane fa dall'avvocatura dello Stato contro una altra sentenza risarcitoria che riguarda Ustica. La Corte conferma la responsabilità dello Stato sul controllo e sicurezza aerea.