CITTA' DEL VATICANO. «E pace chiediamo per questo mondo sottomesso ai trafficanti di armi», la voce si ferma, riprende più profonda: «che guadagnano con il sangue degli uomini e delle donne». È l'invocazione, - una ammonizione e una utopia che vuole farsi speranza, - di papa Francesco, nel Messaggio pasquale 'Urbi et Orbì (alla città e al mondo, ndr) tradizionalmente pronunciato nel giorno di Pasqua, dalla Loggia delle Benedizioni, dopo aver celebrato in San Pietro la messa. La mattinata è stata funestata dalla pioggia, ma i coraggiosi rimasti hanno potuto salutarlo prima del Messaggio, durante un giro in papamobile tra la folla di circa centocinquantamila persone.
Il messaggio di pace del papa latinoamericano ha messo l'accento sui vari focolai di guerra del mondo, ognuno con le sue caratteristiche di violenza, i tentativi di pacificazione, l'uso della religione per uccidere, gli interessi economici che armano le mani degli assassini: Siria, Iraq, Terrasanta, Libia, Yemen, Nigeria, Sud-Sudan, varie regioni del Sudan e della Repubblica democratica del Congo, con un pensiero agli studenti massacrati a Garissa in Kenya; L'Ucraina. Ha anche ricordato «le sofferenze dei tanti fratelli perseguitati» per la fede. Poi papa Bergoglio ha incluso nella sua invocazione sia di pace che di «libertà», gli ultimi del mondo: uomini e donne soggetti a varie forme di schiavitù, le vittime dei trafficanti di droga, gli emarginati, i carcerati, i poveri, i migranti spesso rifiutati, maltrattati e scartati, i bimbi, specie quelli vittime di violenza, quelli che oggi sono in lutto.
Il puntiglioso elenco dei Paesi disumanizzati da guerre e conflitti è stato seguito dall'appoggio agli accordi di Losanna sul nucleare iraniano: che l'«intesa raggiunta sia un passo definitivo verso un mondo più sicuro e fraterno». La premessa alla invocazione per i tanti Paesi elencati, è che Gesù morendo «ha sconfitto l'odio, la vita ha vinto la morte, la luce ha scacciato le tenebre». Per questo, ha chiarito papa Bergoglio, i cristiani vanno controcorrente «in un mondo che propone di imporsi a tutti i costi, di competere, di farsi valere». Ma la umanità cui essi aspirano è una umanità nuova «nella quale cerchiamo di vivere al servizio gli uni degli altri, di non essere arroganti ma disponibili e rispettosi». «Questa non è debolezza, ma è vera forza», basata su «giustizia, che non ha bisogno di usare la violenza, ma parla e agisce con la forza della verità, della bellezza e dell'amore». Nel passaggio su Pietro e Giovanni che vanno al sepolcro, il Papa ha rimarcato il verbo «si chinarono»: «allora si avvicinarono e si 'chinaronò per entrare nel sepolcro. Per entrare nel mistero - ha sottolineato ricollegandosi alla riflessione di ieri notte sul fatto che per entrare nel mistero bisogna ascoltare il silenzio e non avere paura della realtà - bisogna 'chinarsi, abbassarsi. Solo chi si abbassa comprende la glorificazione di Gesù e può seguirlo sulla sua strada».
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