ROMA. «Non c'era alcuna necessità di utilizzare intercettazioni fra terze persone, senza valore probatorio, dove si parla di me de relato. Allora mi viene il sospetto che ci sia un motivo, per così dire, extra-processuale». Lo afferma al Corriere della Sera Massimo D'Alema che spiega: «Dubito che la notizia dell'arresto del sindaco di Ischia e qualche suo presunto complice sarebbe finita sulle prime pagine dei giornali, se nell'ordinanza non fossero stati citati D'Alema, Tremonti, Lotti o qualche altro personaggio di richiamo. Ma se questa fosse la logica che ha ispirato i magistrati, ci sarebbe da preoccuparsi. Non per me, ma per il funzionamento della giustizia. Anche perchè negli ultimi tempi si sono susseguite diverse assoluzioni che hanno sconfessato le indagini, soprattutto nei confronti di amministratori locali addirittura arrestati». «Io non delegittimo nessuno», chiarisce D'Alema ma «credo che l'organo di autogoverno della magistratura, il Csm, ma anche l'Associazione magistrati, dovrebbero esercitare una maggiore vigilanza affinchè certe misure non siano superate e la magistratura non si delegittimi da sola. Non ritengo legittimo un uso delle intercettazioni come quello che è stato fatto nei miei confronti». «Prima è stato abolito il finanziamento pubblico ai partiti - osserva quindi D'Alema -, ora si criminalizza quello privato alla politica. Dopo cosa resterà?». «Quanto al vino - dice sull'acquisto di bottiglie -, mi viene da sorridere: se i pm vogliono acquisire agli atti una buona guida enologica scopriranno che i nostri spumanti sono segnalati tra i migliori, ed è notorio che in occasione delle festività le aziende ne acquistano in quantità per regalarli. Li abbiamo venduti e fatturati, concedendo la possibilità di pagare quattro mesi dopo: siamo noi che abbiamo fatto il favore alla cooperativa».