PALERMO. È sicuramente uno dei magistrati simbolo della lotta alla mafia e per questo anche più volte oggetto di pesanti minacce. Ma nonostante il suo curriculum , per Nino Di Matteo, pm del processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia, si prepara una sconfitta. Un anno fa aveva chiesto al Csm di passare alla procura nazionale antimafia di Franco Roberti. Ma la Terza Commissione di Palazzo dei marescialli gli ha preferito altri tre candidati e oggi il plenum dovrebbe ratificare la scelta, avallata dal parere positivo espresso dallo stesso Roberti. «È paradossale che nello stesso giorno emergano i nuovi piani di Cosa Nostra che minacciano la vita del pm antimafia Nino Di Matteo e contemporaneamente sia decisa dal Csm la bocciatura del suo nome per sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia. Sarebbe opportuno che il ministero della Giustizia chiedesse chiarimenti da fornire ai cittadini, che in più occasioni hanno espresso solidarietà a Di Matteo». È quanto dichiarano i deputati del Partito democratico Michele Anzaldi, Federico Gelli, componente dell'ufficio di presidenza della Fondazione Caponnetto ed Ernesto Magorno, componente della commissione parlamentare Antimafia. «Il cortocircuito è evidente - spiegano i deputati dem - da una parte abbiamo il magistrato più scortato e protetto d'Italia, proprio per le sue indagini in prima linea contro la mafia, che può vantare una esperienza con pochi pari nella lotta a Cosa Nostra, dall'altra arriva la bocciatura del Csm. Proprio oggi è emerso un nuovo piano contro Di Matteo, con cecchini che sarebbero stati collegati a Totò Riina, posizionati vicino al circolo del tennis frequentato dal giudice. È opportuno che al parlamento e all'opinione pubblica venga dato un quadro chiaro della situazione, altrimenti si rischia di trasmettere un messaggio sbagliato e poco comprensibile».