Devastante. Ma curabile, raccogliendo «le indicazioni della riforma a lungo auspicata e finalmente annunciata come imminente dal governo». Più che una minaccia, esplosivo silente sotto le fondamenta della crescita e della ripresa dell’Italia «morsa» dalla crisi da oltre sette anni. Sfacelo e pelle dura, i significati dentro la parola corruzione. L’allarme lanciato ieri da Raffaele Squitieri, presidente della Corte dei Conti, di fronte al capo dello Stato Sergio Mattarella, viene ascoltato e raccolto anche da Raffaele Cantone, commissario nazionale anticorruzione, come «un’analisi fedele e veritiera sullo stato delle cose, importante per capire gli effetti» della mala amministrazione, quella comprata e di fatto eterodiretta da interessi privati, «sul sistema Paese». Dilaga, la corruzione, tanto da rendere il sistema economico asfittico e «con un impianto della concorrenza fra imprese alterato e poco affidabile», aggiunge il magistrato.
Dottor Cantone, ancora un autorevole allarme, quello di Squitieri, che segue analoghi messaggi da parte dello stesso Capo dello Stato e del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Problema inarrestabile, senza interventi radicali, anche di coraggio normativo?
«Inarrestabile per nulla. Se no, non parleremmo di fronteggiarla con strumenti ad ampio raggio, capaci di sradicarne gli effetti più nocivi per l’economia e il sistema Paese nel suo complesso. L’esame offerto dal presidente della Corte dei Conti è anzi importante — e non è il primo, ma arriva da una fonte veramente autorevole sulla materia — per l’individuazione delle conseguenze complessive. Non soltanto quelle che riguardano questo o quell’appalto o esclusivamente l’ambito dei lavori pubblici. Reagire non è solo un auspicio, ma una scelta di campo che è stata già fatta».
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