LUGANO. Due poliziotti italiani fermati, disarmati, sottoposti a test con l'etilometro e interrogati per ore dai colleghi della Polizia Cantonale Ticinese. Rischia di provocare un incidente diplomatico tra Italia e Svizzera quanto accaduto alcuni giorni fa lungo l'A9, dove un automobilista italiano originario della provincia di Novara, poi rivelatosi ubriaco, è fuggito in Svizzera dopo avere speronato una pattuglia della Polstrada di Busto Arsizio (Varese). Il fatto risale alla notte tra il 25 e il 26 gennaio scorso, ma lo si è appreso soltanto oggi. L'inseguimento è cominciato sull'autostrada A9, l'arteria lombarda che collega l'area metropolitana di Milano con Como e il confine con la Svizzera. Qui l'uomo, un piemontese di 57 anni, consapevole del suo stato di alterazione, ha speronato la pattuglia degli agenti di Busto Arsizio. Costretti a fermarsi, i poliziotti hanno però lanciato subito l'allarme, chiedendo l'intervento dei colleghi della squadra volante di Como. Il fuggitivo è stato inseguito in territorio italiano. Poi, quando gli agenti hanno intuito che l'obiettivo dell'uomo era raggiungere il paese elvetico, hanno chiesto e ottenuto dal Centro di cooperazione di polizia doganale di Chiasso (l'organismo costituito da Confederazione Svizzera e Repubblica Italiana per la cooperazione tra le autorità di polizia e doganali) l'autorizzazione per entrare in territorio elvetico, sulla base delle disposizioni degli accordi di Schengen. L'automobilista è stato infine fermato da una pattuglia svizzera cinque chilometri dopo la frontiera, nell'area di servizio di Coldrerio (Comune svizzero del Canton Ticino) ed è stato denunciato. La vicenda, però, non è finita qui. Poco dopo sono infatti sopraggiunti i poliziotti italiani, attardati in dogana in attesa del via libera al loro ingresso in Svizzera. Ma a quel punto i colleghi elvetici li hanno disarmati, sottoposti ad alcoltest e li hanno scortati fino a Lugano, in caserma, dove gli agenti sono stati trattenuti per oltre tre ore e interrogati separatamente. Riaccompagnati in frontiera, sono state restituite loro le armi. Il loro rapporto di servizio è stato inviato dalla procura di Como al ministero degli Esteri per valutare se il comportamento dei poliziotti ticinesi è stato conforme alle regole.