ROMA. Pene varianti da sei anni e mezzo a due anni e nove mesi di reclusione sono state inflitte oggi dal tribunale di Roma a nove persone coinvolte in un'inchiesta del pm Luca Tescaroli su un'organizzazione specializzata nella falsificazione di documenti necessari per consentire a soggetti protestati di ottenere i decreti di riabilitazione. Con versamenti fino a 500 euro - era l'accusa - si potevano cancellare fallimenti o cambiali mai pagate e tornare immacolati davanti alle banche. Le accuse contestate, a seconda delle posizioni, andavano dalla corruzione al falso. Dei 371 protestati che si sarebbero rivolti all'organizzazione, che contava sulla compiacenza di pubblici funzionari, Marco Baldini e Flavio Carboni. Mente dell'organizzazione, per la procura, era Giuseppe Malizia il quale, al pari di Leonardo Sergio Carrega e Piero Fontana, si è visto comminare sei anni e sei mesi di reclusione. Gli altri imputati condannati dal collegio presieduto da Marina Finiti sono Antonino Rubino (cinque anni e nove mesi di reclusione), Giuseppe Scriva (cinque anni e sei mesi), Domenico D'Orazio (quattro anni ed un mese), Annalisa Di Cicco (tre anni e cinque mesi), Roberta Favato (due anni e 11 mesi) e Daniela Fiumara (due anni e nove mesi). Leggendo le motivazioni della sentenza, il tribunale ha dichiarato Malizia e Fontana delinquenti abituali ed ha disposto che una volta espiata la pena siano assegnati ad una casa lavoro per la durata di un anno.