PALERMO. Lo stato di salute di Riscossione Sicilia, l«alteregò di Equitalia nell'Isola, non è dei più floridi. La società incaricata di gestire la riscossione dei tributi e delle altre entrate in Sicilia, partecipata dalla Regione (99,8%) e da Equitalia (0,1%), dal 2008 ha un deficit strutturale che oscilla tra 10 e 15 milioni di euro, negli ultimi due anni ha collezionato debiti per circa 50 milioni di euro, ma vanta crediti per circa 80 milioni nei confronti di Regione, Inps, Inail e Agenzia dell'Entrate. A fornire i dati sono i sindacati, che chiedono al governo regionale un intervento. La società occupa 701 lavoratori: da due anni in busta paga percepiscono il 20% in meno dello stipendio. Poco meno di un anno fa, il governo ha versato 40 milioni di euro nelle casse di Riscossione sicilia, ma le somme sono servite solo a pagare i debiti contratti al 2012. Per i sindacati in termini di performance, però, le prestazioni della società in Sicilia sono analoghe a quelle che Equitalia svolge nelle altre Regioni del Sud, ma servono investimenti, perchè il rischio è lo stop delle attività, che in media ogni mese fa affluire nelle casse della Regione circa 30 milioni di euro. A Capodanno si è dimesso il Cda »senza dare spiegazioni« dicono i sindacati, e il nuovo presidente Antonio Fiumefreddo deve ancora insediarsi. Intanto il governo sta lavorando a un piano di riordino delle partecipate. Il nodo è tutto politico e c'è da capire se resta una priorità dare attuazione agli articoli 36 e 37 dello Statuto, in materia tributaria. La prossima settimana la questione approderà all'Ars: le organizzazioni dei lavoratori incontreranno i deputati della commissione Bilancio. »Se la Regione - dice Massimo Caseri della Fisac Cgil - ha le risorse le metta a disposizione della società, altrimenti molli. Stiamo morendo di crediti«. »Dal 2008 ad oggi il personale è diminuito. Trecento persone sono andate in prepensionamento - aggiunge Pietro Di Quarto della Fiba Cisl - C'è il rischio di una crisi di liquidità. Questo stallo va risolto, servono investimenti e una nuova un'organizzazione del sistema della riscossione che ricalca ancora un modello vecchio di 20 anni«. Per il segretario regionale della Uilca Uil Enrico Pellegrino »risparmio senza investimenti porterà al collasso«.