CITTA' DEL VATICANO. Nei giorni in cui l'Europa, e non solo essa, viene colpita al cuore dal terrorismo islamista, papa Francesco rinnova con forza il suo appello ai leader musulmani affinchè «condannino qualsiasi interpretazione fondamentalista ed estremista della religione, volta a giustificare tali atti di violenza». È uno dei discorsi più importanti dell'anno quello che tradizionalmente il Papa rivolge nella Sala Regia agli ambasciatori dei 180 Paesi con cui la Santa Sede intrattiene rapporti diplomatici. E Bergoglio, nella sua ampia e ponderata argomentazione, non ha mancato oggi di affrontare le questioni più arroventate dello scenario globale.
«Quest'oggi desidero far risuonare con forza una parola a noi molto cara: pace!», ha detto il Pontefice, che vede nel «cuore indurito dell'umanità», nell'«indole del rifiuto che ci accomuna», nella «cultura dello scarto che non risparmia niente e nessuno, dalle creature agli esseri umani e perfino a Dio stesso», la radice da cui nasce «un'umanità ferita e continuamente lacerata da tensioni e conflitti di ogni sorta». A proposito degli ultimi, drammatici eventi, come il massacro al Charlie Hebdo, è proprio nella «cultura che rigetta l'altro» che Bergoglio individua l'origine della «tragica strage avvenuta a Parigi alcuni giorni fa». Ma da questa «mentalità del rifiuto» trae linfa anche la «guerra mondiale combattuta a pezzi» di cui il Pontefice è tornato a parlare oggi, passandone in rassegna i capitoli sparsi nel globo. Come quello del Medio Oriente, terra «per la quale non ci stancheremo mai di invocare la pace».
«Possa riprendere il negoziato fra le due Parti - ha auspicato -, inteso a far cessare le violenze e a giungere ad una soluzione che permetta tanto al popolo palestinese che a quello israeliano di vivere finalmente in pace, entro confini chiaramente stabiliti e riconosciuti internazionalmente, così che 'la soluzione di due Statì diventi effettiva». In Siria e in Iraq, terre dove avanza lo Stato islamico, è la «cultura dello scarto applicata a Dio» ad alimentare conflitti dai «risvolti agghiaccianti anche per il dilagare del terrorismo di matrice fondamentalista». «Il fondamentalismo religioso - ha sottolineato -, prima ancora di scartare gli esseri umani perpetrando orrendi massacri, rifiuta Dio stesso, relegandolo a un mero pretesto ideologico». E di fronte alla «ingiusta aggressione», che colpisce cristiani e altri gruppi etnici, Bergoglio ha invocato «una risposta unanime che, nel quadro del diritto internazionale, fermi il dilagare delle violenze».
Il Papa ha fatto appello quindi «all'intera comunità internazionale» e ai singoli governi interessati «perchè assumano iniziative concrete per la pace e in difesa di quanti soffrono le conseguenze della guerra e della persecuzione». Per Francesco, «un Medio Oriente senza cristiani sarebbe un medio Oriente sfigurato e mutilato». Richiamando quindi la comunità internazionale a «non essere indifferente», l'auspicio è stato che «i leader religiosi, politici e intellettuali specialmente musulmani» condannino chiaramente ogni fondamentalismo ed estremismo religioso, tale da giustificare la violenza.
Nel cuore del Papa c'è anche l'Ucraina («si consolidino gli sforzi per fare cessare le ostilità»), c'è la Nigeria («dove non cessano le violenze che colpiscono indiscriminatamente la popolazione»), ci sono i Paesi in conflitto in Africa, c'è la recente strage di bambini in Pakistan (la cui «inaudita ferocia» ricorda a Bergoglio il re Erode che fece «uccidere tutti gli infanti di Betlemme»). Ma le sue accorate preoccupazioni riguardano poi i malati di Ebola («i lebbrosi del nostro tempo», dinanzi ai quali serve «un impegno comune per debellare il morbo»). Riguardano i profughi e i migranti che continuano a morire «in viaggi disumani», sotto le «angherie di veri e propri aguzzini avidi di denaro», e che «oltre alle incertezze della fuga», devono «affrontare anche il dramma del rifiuto»: verso di loro occorre «un cambio di atteggiamento, per passare dal disinteresse e dalla paura ad una sincera accettazione».
E riguardano anche gli «esiliati nascosti», gli anziani, i disabili i giovani senza lavoro, quest'ultima «piaga sempre più estesa», che fa dire al Papa che «non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro e della dignità del lavoro». Inoltre, anche la famiglia oggi è «oggetto di scarto», col dramma della «denatalità», a causa di legislazioni che, anzichè sostenerla, «privilegiano diverse forme di convivenza». Il Papa in partenza per l'Asia ha voluto auspicare la ripresa del dialogo tra le due Coree. Ha ricordato come esempio di dialogo che «costruisce ponti» il disgelo Usa-Cuba, in cui è stato parte attiva. Ha espresso soddisfazione per la decisione di Washington di chiudere Guantanamo. Ha definito «urgente» l'elaborazione di un nuovo accordo sul clima. E un pensiero «carico di speranza» lo ha rivolto anche alla «cara Nazione italiana», perchè «nel perdurante clima di incertezza sociale, politica ed economica» il popolo del Bel Paese «non ceda al disimpegno e alla tentazione dello scontro», ma riscopra la «solidarietà» che è alla base della «convivenza civile».
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