ROMA. Non solo gli affari sporchi. Ma anche la bella vita. Nel mondo di mezzo della mafia romana c'era posto anche per serate in locali, calciatori, belle donne e cantanti. Vip come Daniele De Rossi, Gigi D'Alessio, Teo Mammuccari e Belen, tutti «amici» del superboss Giovanni De Carlo, latitante fino a ieri. E la storia della Roma mafiosa però, oltre a segnare un lato «rosa», quasi da gossip, si tinge di giallo col furto ieri in alcuni uffici del Campidoglio di un pc e forse anche di documenti. Intanto gli arrestati davanti al gip tacciono o respingono le accuse. Tranne la «cassiera» del clan Nadia Cerrito che continua a parlare delle buste di soldi destinate ai politici, dirigenti, funzionari locali. Tutti nella rete dell'ex Nar Massimo Carminati. I rapporti tra cupola e vip sono tratteggiati in un'informativa dei Ros che tra intercettazioni e telefonate documenta le frequentazioni del viveur del clan, Giovanni De Carlo, latitante fino a ieri, e una pletora di vip. Persone famose che ricorrevano al «superboss» De Carlo, così definito dall'ex boss della Banda della Magliana Diotallevi, per chiedere aiuto. Una sorta di servizio di protezione, affidabile e servizievole. «Chiamame sempre... bravo! Hai fatto bene Daniè, amico mio», dice De Carlo al giallorosso De Rossi che gli telefonò una notte mentre era con l'ex compagno di squadra Medhi Benatia dopo una lite in un locale. Poi, con l'arrivo della polizia, l'«aiuto» di De Carlo non fu più necessario. Mammuccari lo cerca per «sostanze dopanti» («ma mica dico che vuoi diventare Hulk», scherza De Carlo), Gigi D'Alessio lo invita nella sua villa il giorno dopo avere subito un furto milionario di Rolex (ma il cantante nega di aver mai conosciuto De Carlo e contesta l'entità del furto). Poi anche un incontro con l'ex calciatore della Lazio, Giuseppe Sculli. Ma De Carlo ama anche circondarsi oltre che di agi e belle auto anche di belle donne. Le intercettazioni del Ros hanno appurato anche «numerosi contatti» di De Carlo con la compagna dei calciatori Mattia Destro della Roma e dell'ex di Blerim Dzemaili, all'epoca in forza al Napoli, e con la coppia Stefano De Martino e Belen Rodriguez. Oggi intanto nuova tornata di interrogatori. Gli uomini del clan sembrano avere scelto la via del silenzio. O quella di negare gli addebiti. Non parlano soprattutto i pezzi da 90: tace Riccardo Mancini, ex ad di Ente Eur, già coinvolto nell'inchiesta su una presunta tangente per una fornitura di bus, e non parla il «ministro delle finanze» del clan, appunto De Carlo, che, oltre alla bella vita, si occupava di investimenti e soldi. S eguono insomma l'esempio di Carminati, uno dei primi a tacere davanti al gip. Parla invece Nadia Cerrito, segretaria di Salvatore Buzzi, presidente della Cooperativa 29 giugno, e per ora sembra essere l'unica: oggi è stata nuovamente ascoltata per capire meglio il meccanismo delle tangenti annotato sul libro mastro che lei teneva. Cifre annotate minuziosamente sul dare-avere e soprattutto a chi. Perchè oltre ai numeri ora si punta soprattutto ai nomi. Perchè non sono finiti di sicuro con i 38 arresti. E nell'intricata matassa di un'inchiesta che per la classe politica e imprenditoriale romana è più di un terremoto ora si aggiunge anche un episodio inquietante. Un furto notturno negli uffici del Servizio Giardini, dove alcuni ladri cercavano documenti e hanno rubato un pc. Nell'inchiesta Mafia Capitale una parte importante del giro di affari della «cupola» era proprio sulla cura del verde cittadino e tra gli arrestati figura anche Claudio Turella, un dirigente del Servizio Giardini. Il Campidoglio in serata ha sospeso cautelativamente tutti le gare relative al verde pubblico.