ISTANBUL. Papa Francesco conclude oggi il suo viaggio di tre giorni in Turchia con l'appuntamento che è l'occasione stessa della visita: la partecipazione alle celebrazioni per la festa di Sant'Andrea, patrono della Chiesa ortodossa di Costantinopoli, a cui Bergoglio interviene avendo accettato l'invito del patriarca Bartolomeo. I due si sono già incontrati ieri all'arrivo del Pontefice a Istanbul da Ankara: il patriarca ecumenico ha partecipato alla messa celebrata nel pomeriggio dal Papa nella cattedrale cattolica e subito dopo un altro incontro c'è stato al Patriarcato, dove il Papa è intervenuto a una liturgia ecumenica.
Qui, chinando il capo davanti a Bartolomeo, Francesco gli ha chiesto la sua benedizione per la Chiesa di Roma, e il patriarca l'ha fraternamente baciato e abbracciato. Stamane alle 9.30 locali (le 8.30 in Italia), dopo aver subito prima incontrato il gran rabbino di Turchia Isak Haleva, il Papa parteciperà alla «divina liturgia» nella chiesa patriarcale di San Giorgio, al cui termine insieme a Bartolomeo impartirà una benedizione ecumenica e firmerà una dichiarazione congiunta.
I due pranzeranno anche insieme nella sede del Patriarcato, con le rispettive delegazioni. L'ultimo appuntamento del viaggio papale in Turchia, alle 16.00 (le 15.00 italiane) nel giardino della Rappresentanza pontificia, sarà infine il saluto ai ragazzi dell'Oratorio Salesiano, in cui Francesco incontrerà anche alcuni giovani rifugiati, di famiglie in fuga dall'Iraq e dalla Siria. Sul volo di ritorno per Roma, con arrivo previsto alle 18,40 a Ciampino, Bergoglio ha già promesso che risponderà alle domande dei giornalisti al seguito.
«Davvero una grazia singolare che il Signore mi dona». Così papa Francesco ha definito la sua partecipazione nel Patriarcato ortodosso di Istanbul, insieme al patriarca Bartolomeo, alla «divina liturgia» per la festa del patrono Sant'Andrea. «Incontrarci - ha detto, guardare il volto l'uno dell'altro, scambiare l'abbraccio di pace, pregare l'uno per l'altro sono dimensioni essenziali di quel cammino verso il ristabilimento della piena comunione alla quale tendiamo». «Molte volte, come arcivescovo di Buenos Aires - ha ricordato Bergoglio nel suo discorso -, ho partecipato alla Divina Liturgia delle comunità ortodosse presenti in quella città, ma trovarmi oggi in questa Chiesa Patriarcale di San Giorgio per la celebrazione del santo Apostolo Andrea, primo dei chiamati e fratello di san Pietro, patrono del Patriarcato Ecumenico, è davvero una grazia singolare che il Signore mi dona».
L'incontro personale «precede e accompagna costantemente quell'altra dimensione essenziale» del cammino verso la piena comunione tra cattolici e ortodossi «che è il dialogo teologico», ha detto papa Francesco nella «divina liturgia» al Patriarcato ecumenico di Istanbul. «Un autentico dialogo è sempre un incontro tra persone con un nome, un volto, una storia, e non soltanto un confronto di idee», ha affermato, ricordando anche lo storico abbraccio di 50 anni fa a Gerusalemme tra Paolo VI e il patriarca Atenagora.
Il «ristabilimento della piena comunione» tra cattolici e ortodossi «non significa nè sottomissione l'uno dell'altro, nè assorbimento, ma piuttosto accoglienza di tutti i doni che Dio ha dato a ciascuno per manifestare al mondo intero il grande mistero della salvezza». «Voglio assicurare a ciascuno di voi che, per giungere alla meta sospirata della piena unità, la Chiesa cattolica non intende imporre alcuna esigenza, se non quella della professione della fede comune».
«Siamo pronti a cercare insieme - ha detto ancora il Pontefice -, alla luce dell'insegnamento della Scrittura e dell'esperienza del primo millennio, le modalità con le quali garantire la necessaria unità della Chiesa nelle attuali circostanze». «L'unica cosa che la Chiesa cattolica desidera e che io ricerco come Vescovo di Roma, la Chiesa che presiede nella carità, è la comunione con le Chiese ortodosse», ha aggiunto Bergoglio.
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