Lunedì 23 Dicembre 2024

Incontro con Erdogan: "Lecito fermare l'Isis, ma non solo con le armi"

CITTA' DEL VATICANO. Papa Francesco è partito per il suo viaggio in Turchia, il sesto all'estero del suo pontificato, che in tre giorni lo porta prima nella capitale Ankara per gli incontri istituzionali e poi ad Istanbul per quelli religiosi, sia a carattere ecumenico con la Chiesa ortodossa di Costantinopoli che interreligioso con la comunità islamica, durante la visita, domani mattina, alla celebre Moschea Blu. Ad Ankara il Pontefice si recherà dapprima al Mausoleo di Ataturk, fondatore e primo presidente della Repubblica turca. Alle 14.30 (le 13.30 in Italia) è invece prevista la cerimonia di benvenuto al Palazzo presidenziale, dove il Papa andrà in visita di cortesia al presidente Recep Tayyip Erdogan e alle 15.15 incontrerà le autorità, tenendo un discorso. Alle 16.00 (le 15.00 italiane), sempre al Palazzo presidenziale è quindi in programma l'incontro con il primo ministro Ahmet Davutoglu. Francesco si trasferirà poi alla "Diyanet", il Dipartimento per gli Affari religiosi, la più alta autorità religiosa islamica sunnita in Turchia, dove alle 16,45 (le 15.45 in Italia) renderà visita al presidente Mehmet Gormez, tenendo un secondo discorso. La prima giornata del viaggio si chiuderà col trasferimento alla Nunziatura Apostolica, dove il Papa trascorrerà la notte prima di partire domani mattina per Istanbul. In Turchia, dove si reca "per favorire l'incontro e il dialogo tra culture diverse, per rafforzare il cammino dell'unità dei cristiani e per condividere momenti di preghiera con fratelli e sorelle nella fede", Papa Francesco invia al presidente Napolitano e alla nazione italiana il suo "cordiale saluto", che accompagna "con fervidi auspici per il progresso spirituale, civile e sociale della diletta Italia. NAPOLITANO. "La sua visita è densa di significati, anche in considerazione del ruolo cruciale che Ankara è chiamata a svolgere in una regione scossa da forti tensioni e sanguinosi conflitti le cui conseguenze tristemente ricadono su milioni di innocenti". E' quanto scrive Giorgio Napolitano a Papa Francesco, sottolineando che il viaggio del Pontefice contribuirà ad alimentare "la speranza in un futuro" nel quale le differenze religiose e culturali siano percepite come "ricchezza" e non come "pretesto per prevaricazioni".        Questo il testo del messaggio inviato dal Presidente della Repubblica:  "Santità, desidero farle pervenire il mio ringraziamento per il messaggio che ha voluto cortesemente indirizzarmi nel momento in cui si accinge a partire per il viaggio apostolico in Turchia. La sua visita è densa di significati, anche in considerazione del ruolo cruciale che Ankara è chiamata a svolgere in una regione scossa da forti tensioni e sanguinosi conflitti le cui conseguenze tristemente ricadono su milioni di innocenti. Sono certo che la sua missione in Turchia, paese simbolo dell'incontro tra oriente e occidente, tra Islam e Cristianesimo, contribuirà ad alimentare la speranza in un futuro nel quale il riconoscimento costruttivo delle differenze tra culture e religioni sia percepito come una ricchezza e non come pretesto per prevaricazioni degli uni sugli altri. Con questo auspicio, Santità, mi è gradita l'occasione per rinnovarle i sensi della mia profonda stima e considerazione".   INCONTRO CON ERDOGAN. "Nel ribadire che è lecito fermare l'aggressore ingiusto, sempre però nel rispetto del diritto internazionale, voglio anche ricordare che non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare". Senza citarlo espressamente, così papa Francesco, nell'incontro con Erdogan, ha parlato della necessità di fermare l'Isis. "E' necessario - ha spiegato il Pontefice - un forte impegno comune, basato sulla fiducia reciproca, che renda possibile una pace duratura e consenta di destinare finalmente le risorse non agli armamenti, ma alle vere lotte degne dell'uomo: contro la fame e le malattie, per lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia del creato, in soccorso di tante forme di povertà e marginalità che non mancano nemmeno nel mondo moderno". Per il Papa, "la violenza che cerca una giustificazione religiosa merita la più forte condanna, perché l'Onnipotente è Dio della vita e della pace. Da tutti coloro che sostengono di adorarlo, il mondo attende che siano uomini e donne di pace, capaci di vivere come fratelli e sorelle, nonostante le differenze etniche, religiose, culturali o ideologiche".

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