PALERMO. «Avevamo dentro tanta rabbia, 4 gravidanze tutte extrauterine... L’unica soluzione per noi era andare all’estero ma siamo precari della Regione, ex Pip, non ce l’avremmo fatta a quei costi»: lei ha 39 anni ed è la prima donna che a Palermo tenterà di diventare mamma con la fecondazione eterologa. L’intervento è già stato programmato per la prossima settimana al centro Genesy. Anche in assenza del decreto della Regione, che non entrerà in vigore prima di gennaio, i centri privati partono quindi con questa tecnica di riproduzione resa possibile da una sentenza della Consulta che ha abrogato il vecchio divieto previsto nella Legge 40. «La coppia di ex Pip - spiega Giuseppe Valenti, il ginecologo che farà l’intervento - riceverà dalla Spagna gli ovociti di un’altra donna e noi li impianteremo». Viene superato così uno dei principali problemi emersi in questa fase di transizione in Sicilia: in attesa del decreto non era chiaro come creare le banche del seme e degli ovociti a cui faranno ricorso le coppie che hanno problemi di fertilità. Per il momento sono le stesse coppie ad acquistare dall’estero ovociti o seme maschile: «In Italia - aggiunge Valenti - si paga poi solo l’impianto». E i costi rispetto all’estero risultano comunque più che dimezzati. Come rivela la seconda coppia che ha già fissato per la prossima settima l’intervento nel centro privato palermitano: «A Madrid ci avevano chiesto 8 mila euro per l’eterologa. Ma come facciamo? È un impegno troppo grande, la nostra fonte di reddito era il posto alla Keller, e tutti sappiamo come è finita...». Lei ha 45 anni e lui 46 e la loro storia è la sintesi dei percorsi che sempre più coppie sono costrette ad affrontare: nel 2007 una gravidanza spontanea terminata con un aborto, ci riprovano nel 2011 e la fine purtroppo è la stessa. Il problema è la produzione ovarica e la soluzione - spiegano i medici - può essere solo l’ovodonazione. Fotografia di un problema diffuso: ogni anno - secondo dati ufficiali - vengono effettuate in Sicilia 4.400 fecondazioni assistite «classiche», cioè unendo ovociti e seme di moglie e marito. Ma i fallimenti sono tanti e la donazione esterna - l’eterologa - può invertire la tendenza. Ecco perchè già dall’estate le richieste nei centri privati sono state un migliaio. Ora si parte: a Catania il primo tentativo è stato fatto la scorsa settimana. A Palermo si inizia la prossima: tante strutture private (oltre Genesy ci sono anche Demma, Candela e Andros) sono agli ultimi dettagli per gli interventi. Le prime due coppie verranno presto seguite al centro Genesi da una terza: lei 35 anni, lui 29 e un problema di scarsa produzione di spermatozoi. «Mio marito - racconta la donna - è l’unico che lavora e guadagna circa 1.200 euro al mese. Abbiamo già tentato andando in Spagna con sacrifici enormi. E non potremmo più permettercelo. Non facciamo una cena fuori casa da due anni. È rassicurante sapere che possiamo riprovarci a Palermo. C’è tanta fiducia». Nel frattempo la Regione lavora al suo piano: «Il decreto - spiega l’assessore Lucia Borsellino - sarà pronto a giorni ed entrerà in vigore a gennaio. A quel punto la fecondazione eterologa entrerà nelle prestazioni garantite dal servizio pubblico e ci sarà un contributo alle coppie. Chi la fa adesso paga per intero di tasca propria». In molte altre regioni l’eterologa è realtà da fine settembre. Anche perchè bisogna lavorare alla creazione delle banche del seme e degli ovociti. E dietro questa sfida ci sono tante storie di solidarietà: i centri privati - conclude Valenti - stanno chiedendo alle donne che si sottopongono alla normale fecondazione assistita di cedere parte degli ovociti per aiutare altre aspiranti mamme. Ma ci sono anche donne che senza tentare alcuna gravidanza stanno producendo ovuli per cederli e creare le banche. È il frutto di un’opera di sensibilizzazione che tanti ginecologi stanno portando avanti per non comprare più nulla all’estero. Un aiuto che in tante stanno offrendo: «La mia è una forma di altruismo - racconta una ragazza che ha donato i suoi ovuli -. So che tante donne non hanno la fortuna che ho avuto io e se posso aiutarle a diventare mamma, lo faccio volentieri».