ROMA. "Lo rivoglio qui, rapidamente. È uno tosto, un medico molto rigoroso e preparato. Sono tanti, tra quelli che lui ha curato, ad avermi chiesto notizie in queste ore. Capaci di riconoscerlo nonostante tuta e scafandro, pronti ad aiutare. Concretamente, con il loro sangue". Così Gino Strada, che si trova in Sierra Leone, parla - a Repubblica e alCorriere della Sera - del medico di Emergency contagiato dall'ebola. "In tanti, sopravvissuti al virus, sono venuti in ospedale a donare il loro sangue. È ricco di anticorpi. L'abbiamo spedito sullo stesso volo che ha riportato il nostro medico a Roma, servirà a curarlo", spiega. Al medico siciliano Strada ha detto "di non pensare neppure un momento di essere in vacanza. Gli spedirò il lavoro, i dati via computer, in reparto a Roma perché metta in ordine le statistiche". Aggiunge anche di non aver capito come sia stato possibile il contagio: "Prima che partisse ci siamo parlati lungamente, abbiamo ricostruito giorni, ore: non siamo riusciti a capirequando sia potuto succedere, anche se in una situazione così è possibile. Anzi, contando le 7 volte al giorno in cui ogni medico entra nella 'zona rossa', e qui ci entrano 125 persone al giorno tra sanitari e non, un solo malato è già un buon risultato". Nel colloquio con il Corriere, Strada sottolinea anche di aver valutato insieme con il paziente la possibilità di curarlo in Sierra Leone, poi "lui ha chiesto di essere evacuato allo Spallanzani", con cui Emergency ha "una collaborazione continua, anche prima di questo caso ci sentivamo 4 o 5 volte al giorno: un loro team sta per venire giù a lavorare al laboratorio".