Non è la prima volta che succede e non è nemmeno un vizio tipicamente italiano. Il presunto serial killer che diventa una celebrità mediatica. Con un stuolo di adepti che diventano tali dopo aver visto il «personaggio» nei filmati dei Tg, magari sorridere sicura e spavalda giusto pochi giorni dopo l'arresto, o nelle foto pubblicate alla spicciolata dai giornali locali dove lei, con un fisico allenato in palestra e corti capelli biondi sempre a posto, saluta sorridente da spiagge dei mari del sud. Tanto è bastato a diversi ammiratori per maturare un desiderio impossibile: conoscere l'infermiera dell'ospedale Umberto I di Lugo, nel Ravennate, arrestata nell'ambito dell'indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo sulle morti sospette in corsia. E così in poco tempo sono diverse le lettere arrivate in carcere alla donna, Daniela Poggiali, 42 anni. Qualcuno tra i mittenti, per garantirsi piu' chance di risposta, ha addirittura allegato alle missive dei francobolli. L'infermiera, residente a Giovecca di Lugo, si trova nel carcere di Forli' dal 9 ottobre scorso, giorno in cui è stata raggiunta da un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Rossella Materia del Tribunale di Ravenna su richiesta dei pm Alessandro Mancini e Angela Scorza per la morte dell'8 aprile scorso di una paziente di 78 anni legata, secondo l'analisi medico legale, a una dose letale di potassio iniettatale in concomitanza con la somministrazione di un farmaco. Accertamenti sono in corso anche su altri 38 decessi verificatisi nei primi tre mesi dell'anno nello stesso reparto dell'ospedale lughese quando era in servizio la quarantaduenne: di questi, almeno 10 - dalla lettura delle cartelle cliniche - presenterebbero lati oscuri. Come dire che erano sì, pazienti in condizioni critiche, tuttavia la loro morte, che prima o poi sarebbe arrivata, non era attesa in quel momento. Un quadro insomma quello delineato finora dalla Procura di omicidio pluriaggravato.