ROMA. Sono cinque i farmaci sperimentali autorizzati in procedura di emergenza per il medico siciliano contagiato dall'ebola e ricoverato allo Spallanzani. Lo ha precisato il direttore dell'Agenzia Italiana del Farmaco Luca Pani. I farmaci potranno essere utilizzati solo da quel paziente e solo all'interno della struttura. Il provvedimento è stato approvato in poche ore, di concerto con il ministero della Salute. Il paziente, un medico di origini catanesi, che ha contratto il virus in Sierra Leone, "ha iniziato un trattamento antivirale specifico con farmaco non registrato, autorizzato con ordinanza dall'Aifa, su indicazione del ministro della Salute". Il trattamento è stato già "utilizzato con successo in pazienti in Usa e Spagna". Lo hanno riferito i medici che hanno in cura il paziente in una conferenza stampa allo Spallanzani. Il medico, siciliano, ha contratto l'Ebola durante la sua prima missione con Emergency in Sierra Leone. E' il primo paziente italiano infettato dal virus. Il medico ha 39 di febbre ma non è disidratato e ''presenta condizioni stabili. E' vigile e collaborante''. Potrà comunicare con la famiglia solo via telefono, ma "non sono previsti incontri". Dalla Sierra Leone è rientrato in Italia con l'aereo dell'Aeronautica che lo trasportava e' atterrato all'aeroporto militare di Pratica di Mare. Il paziente, assistito da un team di medici, ha viaggiato in una barella chiusa impiegata per il trasporto via aerea di persone colpite da patologie infettive contagiose. La preoccupazione dei familiari - "Non si specula così sulle persone: basta a questo circo mediatico. A noi interessa soltanto la salute di mio marito": è lo sfogo della moglie del medico. "Siamo rimasti a casa a Enna con le mie figlie - aggiunge - perché non è possibile incontrare Fabrizio e per evitare i giornalisti e null'altro". "Mio marito comunica con noi con Sms, non abbiamo ancora sentito la sua voce. E questo potrebbe significare che ancora non sta bene. Siamo preoccupate per questo e speriamo di poterlo vedere al più presto", aggiunge . "Siamo in contatto con la Farnesina e il ministero della Salute - aggiunge la donna, che è un'infermiera - che ci tengono aggiornati. E a noi interessa soltanto sapere come sta". Allo Spallanzani - Si dicono tranquilli, pur avvertendo la forte pressione dei media, infermieri e personale all'istituto Spallanzani. "Qui - afferma Adriano De Iuliis, infermiere e segretario aziendale del sindacato infermieristico Nursind - c'è un'alta professionalità a tutti i livelli. Ovviamente è il primo caso confermato di Ebola che viene trattato e si avverte una normale tensione, tuttavia siamo abituati a curare ogni giorno pazienti con gravi malattie infettive, dall'Hiv alla Tbc e la meningite, e siamo quindi addestrati". Trattandosi però del 'paziente zero' per Ebola, "l'attenzione è molto alta e - sottolinea De Iuliis - sentiamo molto la pressione dei media, anche se possiamo dirci sostanzialmente tranquilli". E si dicono sereni anche membri del personale come biologi e capo-tecnici, sottolineando il fatto che allo Spallanzani l'addestramento dello staff a far fronte a simili emergenze è un elemento fondamentale. Non esprimono preoccupazione neppure alcuni membri addetti alle squadre di pulizia: "Non abbiamo paura - dicono - perché questo paziente è totalmente isolato e comunque fuori dai nostri contatti". "Non è stato possibile ricostruire come è avvenuto il contagio in Sierra Leone del nostro medico", ha affermato la presidente di Emergency, Cecilia Strada, durante la conferenza stampa all'istituto Spallanzani. "Abbiamo deciso per una questione di privacy - ha detto - di non fornire informazioni sul medico. Possiamo dire che ha 50 anni è un infettivologo ed ha già lavorato con Emergency. Era la sua prima missione in Sierra Leone dove era giunto il 28 settembre".