ROMA. Prima della strage di Capaci ci furono, a partire dal 1983, quattro progetti di attentato da parte di Cosa Nostra al Giudice Giovanni Falcone. Lo ha detto il collaboratore di Giustizia, Giovanni Brusca, già condannato per la strage di Capaci, sentito oggi come testimone, nell'aula bunker di Rebibbia, nell'ambito del processo Capaci bis.
Una serie di udienze del procedimento si svolgeranno questa settimana a Roma. «Nell'83 - ha riferito Brusca - lavorai al pedinamento di Falcone, che veniva seguito quando usciva di casa e andava al tribunale e si progettò anche di imbottire un vespino di tritolo per farlo esplodere. Poi ho saputo, nell'87, di un progetto per colpire Falcone ed era stato preparato un bazooka che fu trovato in campagna, come mi raccontò Di Maggio, ma il progetto non fu portato a termine. Poi ci fu l'Addaura e quindi l'ipotesi di poterlo uccidere a Roma nel 1991, utilizzando però armi convenzionali».
In sostanza, Brusca ha confermato che pressoché contemporaneamente si progettava un attentato a Falcone a Palermo con l'uso di esplosivo e a Roma con armi convenzionali. «Riina - ha detto Brusca - aveva una frenesia perché voleva portare a termine un attentato o a Roma o a Palermo».
STRAGE RAPIDO 904: BRUSCA E MINNITI TESTIMONI AL PROCESSO. Inizierà domani in aula bunker a Firenze il processo al boss di Cosa nostra Totò Riina, accusato di essere il mandante della strage del rapido 904, che il 23 dicembre 1984 costò la vita a 16 persone. Fra i testimoni che il pm chiederà che vengano ascoltati c'è il pentito Giovanni Brusca.
Nella lista che sarà presentata dalla difesa c'è il sottosegretario con delega all'intelligence, Marco Minniti. Per l'accusa, sostenuta dal pm fiorentino Angela Pietroiusti, «nella sua qualità di capo indiscusso» di Cosa nostra, Riina fu l' «istigatore della strage, da lui programmata e decisa», che venne realizzata impiegando esplosivo e telecomandi usati anche nelle successive stragi, «in primis» quella di via D'Amelio.
L'accusa chiede che testimonino anche altri collaboratori di giustizia, come Gaspare Mutolo e Gioacchino La Barbera. Il difensore di Riina, l'avvocato Luca Cianferoni, invece chiede di ascoltare anche il direttore del Dis, Giampiero Massolo, e uno dei mafiosi già condannati per la strage, Pippo Calò.
Domani, difesa e accusa discuteranno, fra l'altro, delle liste testi che hanno depositato e dell'ammissione di altre prove, fra cui le sentenze già passate in giudicato
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