MILANO. Due persone sono state rimpatriate, in Lombardia, perchè sospettate di essere state esposte oltre il dovuto al contagio del virus Ebola durante una missione umanitaria in Africa. Lo riporta oggi il Corriere della Sera che racconta le giornate dei due da quando sono rientrati in casa, sotto controllo sanitario, una sorta di quarantena a scopo precauzionale.
Sono un chirurgo sessantenne e un'ostetrica trentenne, che hanno lavorato da giugno alla settimana scorsa con l'associazione "Cuamm medici con l'Africa" a Pujeun, in Sierra Leone, uno dei tre paesi più colpiti dall'epidemia.
Durante il lavoro, per una violazione dei protocolli sanitari non imputabile a loro, sarebbero rimasti esposti al rischio. Per questo ora dovranno rimanere chiusi in casa fino ai primi di novembre.
ISOLAMENTO E' PROCEDURA STANDARD. Il periodo di isolamento precauzionale rappresenta una «procedura standard che si segue in questi casi». A spiegarlo è l'associazione 'Cuamm medici con l'Africà, precisando che al momento i due operatori sanitari non presentano alcun sintomo collegabile alla malattia da virus Ebola.
I medici del Cuamm operano in Africa, in Sierra Leone, dall'inizio dell'emergenza per l'epidemia di Ebola. Il loro periodo di permanenza in loco è di circa 3-4 mesi ed i due operatori sanitari lombardi sono i primi ad essere rientrati in Italia per il previsto avvicendamento. Al rientro, chiariscono
dal Cuamm, è previsto un controllo da parte delle autorità sanitarie, che stabiliscono anche un 'livello di rischiò: trattandosi di operatori che hanno operato in un contesto ospedaliero, pur avendo avuto contatti solo indiretti con i malati di Ebola, è stato stabilito un 'rischio intermedio.
Per tale livello di rischio la procedura prevede, appunto, un periodo di isolamento precauzionale di 21 giorni (ovvero il periodo massimo di incubazione del virus). Al momento, i due non presentano alcun sintomo.
Per gli operatori che si occupano di altri aspetti, ad esempio la logistica, sottolinea il Cuamm, al rientro non è invece prevista una procedura di questo tipo. Ad oggi, afferma Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma - uno dei due centri di riferimento per Ebola insieme all'ospedale Sacco di Milano - in Italia «non risultano altri casi di operatori sanitari sottoposti a isolamento precauzionale».
IL SELFIE DELL'OSTETRICA SU FACEBOOK. Meno di un mese fa l'ostetrica Chiara Maretti sulla sua pagina facebook aveva rivolto ai suoi amici un messaggio spiritoso e rassicurante: «Ecco - aveva scritto il primo ottobre pubblicando un selfie - così ci credete tutti che sono viva, sto bene,non ho l'ebola e ho sempre la solita faccia da c...!!!».
Chiara, che nelle informazioni sulla sua pagina social scrive di aver studiato all'università dell'Insubria e di essere originaria di Varese, ringraziava poi «tutti quelli che mi scrivono, provo a rispondere a tutti ma non sempre faccio in tempo! Vi adoro». Dei 73 commenti seguiti al post, molti erano di complimenti per il lavoro svolto a Pujehun e molti sulla magrezza dell'ostetrica.
L'ultimo messaggio lasciato da Chiara sulla sua bacheca, il 20 ottobre, è la condivisione di un post di Francesco Guccini, dove il cantautore commenta ironicamente gli elogi ricevuti dal premier Renzi. Poi, il 7 ottobre, l'ostetrica aveva pubblicato una foto a favore dei matrimoni gay, mentre pochi giorni prima aveva condiviso la pagina di un centro di servizi di ostetricia e ginecologia per la diagnosi dei tumori in età fertile
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