GENOVA. Notte senza problemi a Genova che da giorni sta cercando di recuperare normalità dopo l'alluvione avvenuta tra giovedì e venerdì scorsi e che ha causato un morto e danni, stimati al momento, per oltre 300 milioni. Gli annunciati forti temporali non ci sono stati e ci sono stati solo leggeri piovaschi, soprattutto nelle zone collinari della provincia. Resta, comunque, l'allerta 2, quella massima, fino alle 24 di oggi. La Protezione civile e i previsori di meteo dell'Arpal confermano l'arrivo della perturbazione, segnalata sul confine francese.
In città, per tutta la notte, squadre della Protezione civile, pattuglie di vigili urbani e volontari hanno presidiato le zone a rischio e controllato che venissero rispettate le chiusure stradali nelle aree più danneggiate dall'alluvione.
Una curiosità: su Genova è stato registrato vento caldo da sud, che alle cinque del mattino ha segnato una temperatura tra i 23 e i 25 gradi.
LE CRITICHE AL SINDACO. "Vai a casa". E giù offese. Anche pesanti. Poi le minacce: "Verrà il giorno che prenderai schiaffi". Il sindaco di Genova Marco Doria lo sapeva che sarebbe finito così, il suo primo sopralluogo nel Quadrilatero del Fango, dopo l'esondazione del torrente Bisagno che nella notte tra il 9 e il 10 si è portato via cose, case e un uomo. E mentre il premier Renzi e il leader del M5s Grillo litigano a distanza, i genovesi approfittano di avere il primo cittadino con i piedi nel fango per chiedergli direttamente le dimissioni. "Pagliacci, ancora parlate, dimezzatevi gli stipendi" gli hanno urlato dietro. E pure "Prendi la pala e pulisci" e "avete anche il coraggio di chiederci la Tasi", urlano i commercianti. Ma c'è anche chi usa toni pacati: "Cercate chi vi può aiutare anche tra i cittadini, raccogliete le idee di chi può dare una mano". "Me lo aspettavo" ha detto più tardi Doria che afferma però di aver visto come la gente sia stata anche capace di reagire immediatamente. Infatti i genovesi hanno reagito: prima alla rabbia del fiume poi inveendo contro il sindaco, assunto a simbolo della politica che non si occupa della cosa pubblica. La prima cosa che ci tiene a dire Doria, nel giorno della rabbia e del dispetto, è che potrebbe anche pensare alle dimissioni se questo "aiutasse a risolvere i problemi", ma dice che non ci pensa, e poi che i cittadini alluvionati si vedranno esimere dalle tasse comunali, che martedì si affiderà la gara per lo scolmatore del Fereggiano, e chiede che il governo intervenga con finanziamenti ad hoc. E Renzi pare ascoltarlo, annunciando che troverà i soldi tra i due miliardi non spesi per i ritardi della burocrazia.
Caricamento commenti
Commenta la notizia