PALERMO. Con il ritorno all’Ars di Pippo Gennuso la maggioranza di Crocetta perde un deputato. Pippo Gianni era infatti un parlamentare del Pdr, che sostiene il presidente, mentre il neo eletto dovrebbe andare in Forza Italia. Anche se Roberto Di Mauro, capogruppo dell’Mpa, ieri è stato fra i primi a complimentarsi sperando che in extremis Gennuso possa restare fra gli autonomisti.
Le elezioni nel Siracusano non hanno quindi creato quel cambio di equilibri che a Palazzo d’Orleans si auguravano. L’area cuperliana del Pd ha sempre accusato Crocetta di aver fatto campagna elettorale, anche indirettamente, per favorire l’elezione di Giovanni Cafeo: un candidato renziano che per un complicato calcolo elettorale avrebbe potuto scalzare il cuperliano Bruno Marziano. Secondo l’ala ostile del Pd - da Fausto Raciti ad Antonello Cracolici e Pippo Digiacomo - ciò avrebbe potuto garantire all’Ars e dentro il gruppo un voto in più a Crocetta. Secondo Marziano la strategia del presidente è stata attuata tre settimane prima del voto soprattutto con la nomina ad assessore all’Ambiente del renziano Piergiorgio Gerratana: da qui la denuncia per voto di scambio.
Crocetta ha sempre smentito. Ma ieri ha dovuto registrare ancora gli attacchi di Raciti: «Il comportamento di Crocetta è stato discutibile. Invece di tenere le distanze da una scelta che riguardava gli elettori del Pd, ha trasformato questa mini tornata elettorale in un referendum. E ancora una volta ha perso». Antonello Cracolici ricorda infatti che «anche alle Europee Crocetta era sceso in campo con un assessore, Michela Stancheris. Mi chiedo quante volte dovrà essere sconfitto per capire che la sua rivoluzione di carta è bocciata dai siciliani e che così non si può andare avanti».
In attesa delle prossime mosse, il voto nel Siracusano lascia Crocetta con più o meno 37 deputati all’Ars: 10 del Pd (lui stesso e i renziani), altri 10 di Articolo 4 e i 5 ciascuno di Megafono e Pdr a cui si aggiungono Antonio Venturino e Michele Cimino. L’opposizione conterebbe su 48 voti: 14 dei grillini, 7 del Nuovo centrodestra, 11 dei tre gruppi che si richiamano a Forza Italia, 2 del Misto e - se i malumori venissero confermati - 4 dell’Udc e 9 dei cuperliani. Ma sono numeri ballerini.
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