CATANIA. «Sappiamo perfettamente con quale attenzione la commissione da lei presieduta ha seguito le vicissitudini degli operai della Riela Group, vicenda che, possiamo affermare senza tema di smentita, può essere considerata come il paradossale paradigma del totale fallimento politico, gestionale ed organizzativo dell'organo che nel nostro paese dovrebbe presiedere all'amministrazione dell'immenso patrimonio sottratto alla mafia: l'Agenzia per i beni confiscati». È un passo di una lettera aperta dell'Associazione Addiopizzo Catania alla presidente della Commissione nazionale antimafia Rosi Bindi, alla quale chiede «se è normale che, mentre l'azienda Ercolano viene iscritta nella lista bianca della Prefettura di Catania, 14 padri di famiglia della Riela Group restino al palo». Addiopizzo rileva infatti che «la Presidenza del Consiglio dei Ministri non ha ancora trovato il tempo, e forse la voglia, di emanare il decreto di nomina del consiglio direttivo dell'Agenzia per i beni sequestrati paralizzando di fatto l'assegnazione e la gestione di beni il cui valore, secondo le stime fornite dal ministro Alfano, supera il miliardo di euro». L'associazione ricorda l'interrogazione al ministro Alfano presentata da Claudio Fava in merito all'iscrizione da parte della Prefettura di Catania nella propria 'white list' della Sud trasporti, azienda dell'imprenditore incensurato Angelo Ercolano, nipote del defunto boss Pippo Ercolano«. Addiopizzo chiede infine a Bindi »se è a conoscenza della convenzione stipulata il 26 ottobre 2011 tra il Ministero dell'Interno, nella persona dell'allora Ministro Maroni, e la Conftrasporto\\Confcommercio e quindi la Fai, di cui è vicepresidente regionale Angelo Ercolano, se tale convenzione è ancora in vigore e quali risultati concreti ha prodotto a livello locale e regionale«.