Lunedì 23 Dicembre 2024

Aragona, il padre: “Non sono riuscito a liberare i miei figli”. Legambiente: “Un evento straordinario”

ARAGONA.  "Ripete sempre la stessa frase e non riesce a darsi pace: 'perché non sono riuscito a liberarli'". E' la condizione disperata di Rosario Mulone, il carabiniere di 46 anni che ieri ha perso i due figli nella esplosione dei vulcanelli nella riserva di Maccalube, ad Aragona (Agrigento). A riferire la circostanza è il cappellano militare dei Carabinieri della Legione Sicilia, don Salvatore Falzone, rimasto in ospedale fino a tarda notte e poi tornato stamane per dare conforto a Rosario e alla moglie Giovanna Lucchese. "Stanotte non hanno dormito - aggiunge il religioso - abbiamo cercato di dare loro conforto e i carabinieri hanno istituito un presidio permanente davanti all'ingresso della loro stanza. Entrambi si chiedono ripetutamente il perché di questa tragedia e Rosario continua a dire: 'li avevo per mano'". "Piangono - conclude don Falzone - e ogni tanto si abbracciano. Ho provato a spiegare loro che non ci esistono spiegazione razionali per una tragedia di questa entità, ma solo la fede può dare loro conforto". SALME RESTITUITE. E' stata effettuata l'ispezione cadaverica sulle salme di Laura e Carmelo, i due bambini di 7 e 9 anni morti ieri nel ribaltamento della collina dei Vulcanelli ad Aragona. Il pm Carlo Cinque ha firmato il nulla osta per la restituzione dei corpi ai familiari. Domani nella procura agrigentina si svolgerà una riunione e i pm stileranno la scaletta delle iniziative per l'inchiesta; nel fascicolo potrebbero essere inseriti i nomi dei primi indagati. MARTEDI' I FUNERALI.  Si svolgeranno martedì nel pomeriggio, nella chiesa della Madonna di Pompei, ad Aragona (Agrigento), i funerali di Laura e Carmelo. "La scelta della chiesa - ha detto il cappellano militare dei Carabinieri, don Salvatore Falzone - è stata decisa dalla madre dei piccoli perché è il luogo dove i bimbi hanno fatto il catechismo e al quale erano molto affezionati".   E dopo le polemiche interviene Legambiente: “In queste ore - dichiara Mimmo Fontana, direttore della Riserva delle Macalube di Aragona -, soprattutto per rispetto a due genitori dilaniati dal dolore, vogliamo mantenere sobrietà e non dare adito in alcun modo all’individuazione di colpe o responsabilità per un evento che, siamo convinti, per le conoscenze di cui il mondo scientifico dispone, non era in alcun modo prevedibile”. E sugli eventuali rischi della riserva precisano: “È comunque doveroso distinguere tra pericolo e rischio. Il fenomeno è pericoloso, ma i rischi possono essere contenuti, come è avvenuto in questi 18 anni in cui circa 200mila persone hanno visitato i vulcanelli. Lo stesso vale anche per i vulcani come l’Etna o il Vesuvio”. E ancora: “Ogni volta che i sopralluoghi hanno rilevato anche il minimo segnale di aumento del grado di pericolo, la Riserva è stata immediatamente chiusa in via preventiva, come nello scorso mese di agosto. È innegabile che l’evento di ieri è stato di carattere straordinario. I fondi messi a disposizione per la gestione della riserva Macalube di Aragona sono stati poco più di 30.000 euro l’anno, destinati alle spese di funzionamento (affitto sede, utenze, carburante) e gestione ordinaria (pulizia e fasce parafuoco), non potevano essere destinati a interventi strutturali e di ricerca scientifica come una rete di monitoraggio fissa. Le operazioni di soccorso. Appena saputo dell’incidente, gli operatori della Riserva sono tornati immediatamente sul posto e hanno partecipato in prima persona al tentativo di estrarre le vittime”.   LA CRONACA. Era circa mezzogiorno di sabato quando un pezzo di terra, grande quanto un campo di calcio, si è «ribaltato», come suggerisce il nome stesso del luogo: il termine Macalube (o Maccalube), che deriva dall'arabo Maqlùb, significa letteralmente «ribaltamento». La terra ha tremato, una colonna di fango, secondo alcuni testimoni alta 40 metri, si è sollevata prima di ricadere, seppellendo i due bimbi e trascinando con sè anche il padre, un carabiniere di 46 anni che vive ad Aragona con la moglie Giovanna Lucchese e lavora nella stazione dell'Arma a Joppolo Giancaxio. Gli occhi dei visitatori sopravvissuti presenti hanno visto il fenomeno naturale improvviso e devastante, che ha inghiottito i loro compagni. Il fenomeno è noto per i vulcanelli e laghi temporanei. Le eruzioni di fango misto ad acqua e gas, hanno raggiunto anche i venti metri di altezza. A gestire la riserva è Legambiente. Hanno trascorso la notte in ospedale i genitori di Carmelo e Laura. Rosario Mulone e la moglie Giovanna Lucchese, hanno avuto l'assistenza di un'equipe di psicologici e tenuti in osservazione dai medici. La coppia oggi potrebbe fare ritorno a casa. Nell'obitorio dell'ospedale di Agrigento ci sono i corpi di Laura e Carmelo. Domattina il medico legale compirà l'ispezione cadaverica. «Il giorno dei funerali dei fratellini morti nella tragedia dei vulcanelli sarà lutto cittadino per Aragona. Stiamo facendo una giunta straordinaria per definire iniziative e fare il punto della situazione. Dobbiamo coordinarci con gli investigatori e la magistratura». Lo ha detto il sindaco di Aragona Salvatore Parello. Il padre e i due bambini erano lì perché Carmelo aveva una passione per le Maccalube, forse per tutte quelle leggende che nel suo paese si tramandano da generazioni: storie di maghi che accendono i fornelli sotto la terra e di tanto in tanto rapiscono qualche visitatore. I tre si trovavano proprio in quella porzione maledetta di terra. Poco distante c'erano due coppie di turisti. Improvvisamente è avvenuta l'esplosione. Rosario Mulone era accanto alla bimba, mentre il maschietto era quattro o cinque metri indietro. Hanno tentato la fuga, ma la pioggia di fango si è abbattuta su di loro. Quando i soccorritori sono arrivati, Rosario era sepolto fino al petto. Lo hanno tirato fuori i pompieri e gli uomini della Protezione civile. L'uomo gridava senza sosta e chiedeva notizie dei figli. Laura l'ha individuata Nio Centuripe, il pastore tedesco del Nucleo operativo cinofilo di Aragona, guidato da Raimondo Collura. La bimba era sotto uno strato di fango di mezzo metro, già senza vita. Il corpo del fratellino è stato trovato soltanto poco prima delle 19, quando le fotoelettriche dei soccorritori erano già accese su quella che prima era una depressione del terreno e ora è diventata una collina. Le speranze di trovarlo in vita erano svanite da un pezzo.   Si poteva prevedere quanto accaduto? Il prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, spiega che lo scorso agosto la riserva è rimasta chiusa a causa di fenomeni che avrebbero potuto provocare il ribaltamento; successivamente, cessato il pericolo, è stata riaperta al pubblico. Adesso il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, ne ha ordinato la chiusura.  

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