ROMA. L'ex nunzio Jozef Wesolowski è stato posto agli arresti domiciliari nei locali del Collegio dei Penitenzieri, nel Palazzo del tribunale vaticano, all'interno delle mura leonine.
È la prima volta che il Vaticano arresta un altissimo prelato, un ex nunzio accusato di pedofilia. E lo fa nel proprio Stato, con il suo tribunale interno, per espressa volontà di Papa Francesco, visti i gravi fatti di abuso a danni di minori, avvenuti nella Repubblica Dominicana, di cui è accusato Jozef Wesolowski, ex rappresentante diplomatico della Santa Sede in quel paese sudamericano.
Una notizia, anticipata da Enrico Mentana nell'edizione serale del Tg La7, che non arriva completamente inaspettata per gli addetti ai lavori, ma che è sicuramente un fulmine a ciel sereno per tutto il mondo, che aspetta da Bergoglio segnali di «rivoluzione» rispetto al passato.
Il monsignore polacco, infatti, aveva già avuto una condanna canonica di primo grado che lo ha visto ridotto allo stato laicale dall'ex Sant'Uffizio per abusi sessuali su minori. Ma che al momento aveva soltanto limitato i movimenti costringendolo a stare a Roma. Con la possibilità di rimandare a dopo l'appello canonico la parte penale. Invece, come ha spiegato in una nota il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, su espressa volontà del Papa si è avuta un'accelerazione senza precedenti: il Promotore di Giustizia del Tribunale di prima istanza dello Stato della Città del Vaticano ha convocato l'ex nunzio Mons. Wesolowski, a carico del quale aveva avviato un'indagine penale.
«Al prelato - ha spiegato padre Lombardi - già condannato in prima istanza dalla Congregazione della Dottrina della Fede alla riduzione allo stato laicale al termine di un processo amministrativo penale canonico, sono stati notificati i capi di imputazione del procedimento penale avviato a suo carico per gravi fatti di abuso a danni di minori avvenuti nella Repubblica Dominicana».
La gravità degli addebiti ha indotto l'Ufficio inquirente vaticano a disporre un provvedimento restrittivo che, alla «luce della situazione sanitaria dell'imputato, comprovata dalla documentazione medica, consiste negli arresti domiciliari, con le correlate limitazioni, in locali all'interno dello Stato della Città del Vaticano», ha proseguito padre Lombardi.
«L'iniziativa assunta dagli organi giudiziari dello Stato è conseguente alla volontà espressa del Papa, affinchè un caso così grave e delicato venga affrontato senza ritardi, con il giusto e necessario rigore, con assunzione piena di responsabilità da parte delle istituzioni che fanno capo alla Santa Sede», ha concluso padre Lombardi. Wesolowski, alle spalle una lunga carriera diplomatica e dal gennaio 2008 a Santo Domingo, era stato rimosso dall'incarico e richiamato in Vaticano dal Pontefice nell'agosto dello scorso anno proprio in seguito al caso di presunti abusi pedofili.
Tra le dichiarazioni contro l'ex nunzio, quelle di un diacono suo collaboratore che ha riferito di avergli procurato giovani per rapporti sessuali. Sulla vicenda, oltre all'inchiesta penale di Santo Domingo, si era avuto anche l'intervento dell'Onu, attraverso un proprio comitato per i diritti, che aveva chiesto al Vaticano di garantire indagini immediate e imparziali sulla condotta del Nunzio in Sud America. Ma già a gennaio il Vaticano aveva espressamente detto che, essendo Wesolowski anche cittadino vaticano in quanto membro del servizio diplomatico, la competenza penale sul suo caso apparteneva anche agli Organi giudiziari dello Stato della Città del Vaticano. Oggi l'arresto e il segnale che la «tolleranza zero» di Bergoglio va avanti.
Caricamento commenti
Commenta la notizia