PALERMO. "Risulta dalle indagini che Cosa nostra ha indirizzato i suoi consensi verso un deputato poi eletto all'Ars con moltissime preferenze proprio nella zona di competenza del clan". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci intervenuto alla conferenza stampa che ha illustrato l'indagine dei carabinieri che ha portato al fermo di 5 mafiosi del corleonese. Ai giornalisti che gli hanno chiesto se il parlamentare sia indagato per voto di scambio, il magistrato ha risposto: "si tratta di fatti precedenti alla nuova formulazione del reato di voto di scambio. La vecchia norma prevedeva la contropartita economica che a noi, in questo caso, non risulta. Potendo ampliare la fattispecie, che ora parla genericamente di 'altre utilità' in cambio dei voti, probabilmente avremmo fatto valutazioni diverse". Agueci ha anche detto che "non c'è la prova che Cosa nostra abbia ricavato dei vantaggi in cambio del certo sostegno elettorale". Secondo quanto riportato dalle autorità, al centro dell'indagine dei carabinieri, infatti, ci sarebbero anche i rapporti tra quello che viene ritenuto il capo del clan, Antonino Di Marco, dipendente comunale incensurato, e il deputato regionale dell'Udc, Nino Dina, attuale presidente della commissione Bilancio dell'Ars. Di Marco è stato pedinato mentre andava nella segreteria politica del parlamentare regionale: i carabinieri stanno cercando di capire se ci sia stato un interessamento della cosca nella campagna elettorale del politico. Il dipendente comunale con l'incarico di custode del campo sportivo, Di Marco è il fratello di Vincenzo, che per anni ha svolto le mansioni di autista di Ninetta Bagarella, moglie del boss Totò Riina. Secondo i carabinieri sarebbe stato investito dai vertici del mandamento di Corleone del compito di controllare la gestione degli appalti nella zona del comune di palazzo Adriano. Il clan, infatti, avrebbe messo le mani su una serie di lavori decisi dal comune. Insieme a Di Marco sono stati arrestati Franco e Pasqualino D'Ugo, Nicola Parrino e Pietro Paolo Masaracchia. Qui una dichiarazione di Nino Dina: "Leggo con apprensione e disgusto le notizie che vengono riportate dagli organi di stampa sull'operazione antimafia denominata Grande Passo perché mi sento coinvolto mio malgrado in circostanze e/o fatti destituiti da ogni fondamento". Lo afferma in una nota il deputato regionale dell'Udc Nino Dina il quale sostiene che le dichiarazioni del procuratore Leonardo Agueci circa "voti in gran mole andati ad un politico eletto nelle territorio di Palazzo Adriano" sarebbero state "travisate e modificate". "Certamente non sono io - afferma Dina - che ho ottenuto solo 52 voti. È chiaro, quindi, che siamo di fronte a gravissimi travisamenti e distorsioni della verità. Per tutti gi altri aspetti, ed anche per la presenza nella mia segreteria politica di uno degli odierni arrestati potrò riferire subito anche ai magistrati anticipando che tale soggetto non è mai stato un mio referente politico e che darò anche evidenza dei motivi della sua presenza, fornendo dettagli appena concluderò le verifiche che ho avviato in segreteria". Infine, dopo avere chiarito "che anche a Corleone, paese di 12 mila abitanti, ho preso un numero di voti modesto (130)" il parlamentare regionale preannuncia azioni legali nei confronti degli organi di stampa che avrebbero riportato "in modo distorto" le dichiarazioni del procuratore aggiunto Agueci.