Domenica 24 Novembre 2024

Palermo, Biagio Conte è tornato alla missione

PALERMO. “Il mio unico conforto è la montagna, mi metterò in ascolto con il buon Dio e sento nel mio cuore che Lui, Dio, mi dirà come mi devo comportare nei prossimi giorni”. Davanti all’inerzia della burocrazia, a chi rema contro, a chi rende difficile fare il bene, il missionario laico Biagio Conte ha scelto la ribellione del silenzio.   Una croce in spalla, da un eremo all’altro, da una montagna all’altra, col suo saio verde, il capo coperto e il bastone del pellegrino in mano. Lui che fino a un anno e mezzo fa non poteva fare neppure dieci passi, costretto su una sedia a rotelle, e “miracolosamente” guarito dopo un viaggio a Lourdes. Ma dopo tredici giorni di pellegrinaggio a piedi tra le colline che circondano Palermo, Biagio è tornato a casa, “fisicamente stremato”, ma spiritualmente le sue lancette segnano il pieno.   Il fondatore della missione Speranza e carità a Palermo ha mantenuto la sua parola. Il 3 settembre scorso ha lanciato un duro atto d’accusa e contemporaneamente un appello alla città, dicendosi “stanco di lottare contro i mulini a vento, l’eccessiva burocrazia e l’indifferenza che mi opprimono e mi schiacciano quotidianamente. Siamo ormai al limite delle forze fisiche e mentali”.   Biagio Conte che ha dedicato la sua vita agli “ultimi” sarebbe pronto “a malincuore a restituire le tre preziose strutture, tutte ubicate nella zona della Stazione Centrale di Palermo, l’ex disinfettatoio, l’ex istituto Santa Caterina e l’ex caserma aeronautica dove attualmente sono alloggiati gli accolti”.     “Autorità” dice rivolgendosi direttamente ai suoi interlocutori, “riprendete le strutture e, vi prego, anche tutti gli accolti; purtroppo non riesco più a garantire loro la luce, il gas l’acqua, i viveri, le medicine e i tantissimi bisogni per poter portare avanti le comunità, come una mamma che non ha da dare da mangiare al proprio bimbo ed è costretta ad abbandonarlo”. Parole di disfatta e di sconforto: “Tutti siete a conoscenza di quanto la missione ha donato per aiutare questa martoriata, ma mi  rendo conto adesso che non si può fare niente di buono in questa terra di Sicilia, Italia, Europa”.   Accuse durissime, dopo le quali le istituzioni (Comune, Regione, Demanio, Prefettura, Curia) hanno deciso di sedersi attorno a un tavolo per trovare le soluzioni adatta a permettere alla missione di continuare a svolgere la sua opera sociale dal valore insostituibile. Ma Biagio ha guardato tutto questo da lontano, dal silenzio del bosco. Prima Monte Pellegrino, poi Monte Grifone, ora San Martino delle Scale.     “Non dobbiamo mai attaccarci alle cose del mondo, neanche alle mura, perché sembriamo dipendere dalle cose del mondo – ha detto a chi lo ha incontrato -. Allora, io non sono legato alle strutture e alle cose, ma legato alle persone, ai poveri, a quelli che soffrono, quelli che rimangono indietro. Io sento nel cuore che bisogna lanciare questo grido disperato, un grido che vuole scuotere ognuno di noi; è rivolto alle autorità, è rivolto ai cittadini, è rivolto a tutti. Salire la montagna e il Signore mi dirà quello che devo fare. Io ho messo tutto nelle sue mani. Qui, il Signore mi ridà la carica, mi sento temprato, quella pace, quel silenzio, il rapporto con la natura, la simbiosi con la natura; tutto questo mi rincuora, mi ha rafforzato, ma il mio cuore è sempre con i poveri, il mio cuore è sempre con la gente, con tutti coloro che soffrono nel corpo, nella mente, nello spirito”. E, infine, un appello: “Non abbandonate i poveri, sono la nostra vera speranza”.     Ieri sera Biagio ha partecipato alla messa celebrata da don Pino Vitrano in missione, ha raccontato di aver vissuto un’esperienza di preghiera e di penitenza molto forte, ma adesso è stremato. Deve recuperare le forze fisicamente, ma spiritualmente è molto carico. Adesso sa cosa il Signore vuole da lui. Gli occhi di Biagio sono tornati a brillare.   La foto è stata tratta dalla pagina Facebook "Biagio non lasciare Palermo"  

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