PALERMO. Alla fine cinque superburocrati dell’Assemblea regionale hanno deciso di andare anticipatamente in pensione, dal primo ottobre, evitando di incappare nel nuovo tetto alle indennità fissato in 240 mila euro e conservando un livello retributivo tra i 320 mila e i 360 mila euro. Via anche tre segretari che arrivano a circa 210-220 mila euro e infine sei assistenti che rientrano nella fascia tra i 120 e i 130 mila euro circa. Adesso a Palazzo dei Normanni inizierà la fase due, che riguarderà tutti gli altri dipendenti: entro il 30 settembre il deputato questore Paolo Ruggirello incontrerà i sindacati rappresentativi del personale dell’Assemblea per illustrare la proposta di spending review che interesserà gli altri 222 dipendenti rimasti. Un incontro che i parlamentari hanno provato a rinviare fino all’ultimo nella speranza che da Roma arrivasse una decisione alla quale ispirarsi, ma le liti degli ultimi giorni hanno convinto sulla necessità di andare avanti e seguire una propria linea. Così gli uffici stanno mettendo a punto una serie di criteri che tengano conto ad esempio di anzianità e mansioni per tagliare le retribuzioni in maniera proporzionale. Diverso il caso della dirigenza, sulla quale l’intesa siglata con i sindacati i primi di agosto ha previsto un limite massimo al reddito complessivamente pari a 240 mila euro. Ma il provvedimento ha dato anche una via d’uscita ai burocrati: chiedere di andare in pensione entro il 13 agosto per evitare i nuovi tagli sulle retribuzioni e andare in pensione anticipata grazie alle regole in vigore prima della riforma Fornero, evidentemente più favorevoli. Ai burocrati è stata data anche la possibilità di ripensarci e ritirare la domanda di pensionamento anticipato entro la fine di agosto. Soltanto un dirigente ha approfittato di questa opportunità: Francesco Ajello del servizio di Questura e provveditorato, alla fine ha deciso di rimanere al suo posto. Dal primo ottobre andranno invece in pensione con il livello retributivo più alto cinque superburocrati inquadrati come consiglieri parlamentari: il direttore dell’ufficio Manutenzioni, Paolo Modica, il direttore della Ragioneria, Domenico Cuccia, il vicesegretario generale Salvatore Di Gregorio, Giuseppe Zarzana dell’ufficio centrale delle Commissioni e Iolanda Caroselli dell’ufficio Trascrizioni. Via anche tre segretari parlamentari: lascia il responsabile dell’ufficio stampa Gaspare Sardella, il capo del cerimoniale Cosimo Alessi e Giovanna Mazzei dell’ufficio delle raccolte bibliografiche e archivio storico. Sfrutteranno la finestra per i prepensionamenti anche sei assistenti parlamentari. Sono Girolamo Brusca, Luigi D’Alcamo, Salvatore Manno, Rosario Salvaggio, Giulio Ciulla e Paolo Piampiano. A questi si aggiungono i dirigenti che avevano già lasciato in estate: Silvana Tuccio, Gaetano Savona e l’ormai ex segretario generale Sebastiano Di Bella, andato via senza mai comunicare ufficialmente curriculum e indennità percepita che comunque secondo fonti del Parlamento siciliano sarebbe arrivata a 580 mila euro lordi all’anno. Al suo posto si è già insediato il nuovo segretario generale Fabrizio Scimè, che ha inaugurato il nuovo corso: sul sito dell’Ars ha già pubblicato indennità e curriculum. Sulla spending review a Palazzo dei Normanni la tensione resta comunque alta. Il Consiglio di presidenza aveva chiesto un parere all’Avvocatura sulla legittimità del taglio agli stipendi dei burocrati. Secondo indiscrezioni la risposta sarebbe favorevole all’operazione risparmio portata avanti dall’Assemblea, ma questa risposta potrebbe non bastare a placare gli animi. Diversi burocrati hanno infatti già diffidato il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, chiedendo di annullare il provvedimento sui tagli e minacciando il ricorso in tribunale.