Per tre giorni, a partire da oggi, la Sierra Leone ha proclamato lo 'Stay at home days': sono 'I giorni a casa', ovvero una sorta di quarantena per la popolazione, che dovrà rimanere tra le mura domestiche dalle 7 di stamani alle 7 di lunedì. L'obiettivo è limitare il diffondersi dell'epidemia di Ebola, decretata dall'Onu «minaccia per la pace e la sicurezza internazionale». Il presidente del paese africano, Ernest Bai Koroma, ha spiegato che il fine di questa controversa operazione è la presa di coscienza da parte della popolazione. Con la Liberia e la Guinea, la Sierra Leone è uno dei tre Paesi più duramente colpiti dall'epidemia, che ha fatto 2.630 morti dall'inizio dell'anno. Le strade della capitale Freetown erano oggi deserte, percorse solo da mezzi di soccorso. La popolazione è autorizzata ad uscire da casa solo per necessità essenziali, come cercare acqua o andare a pregare dopo le ore 18.00. Questa campagna di tre giorni «non fermerà da sola l'epidemia di Ebola, ma se tutti eseguiranno le raccomandazioni delle equipe di sensibilizzazione, contribuirà molto ad invertire la tendenza all'accelerazione della trasmissione del virus», ha assicurato Koroma. Circa 30mila volontari sono stati mobilitati per recarsi in 1,5 milioni di case. La loro missione è distribuire in ogni casa un sapone, trasmettere informazioni su Ebola, ma non entrare nei domicili. Intanto, un'infermiera francese di Medici Senza Frontiere (Msf) contagiata dal virus ebola in Liberia, rimpatriata ieri, è stata sottoposta a un «trattamento sperimentale» presso l'ospedale militare Bègin di Saint-Mandè, alle porte di Parigi, dove è ricoverata in isolamento. Lo ha reso noto il ministro della Sanità, Marisol Touraine. La donna si trovava in Liberia da «diverse settimane» per lavorare come volontaria per Msf. È il primo caso di contaminazione registrato tra la cinquantina di francesi, medici e membri delle Ong, presenti nelle regioni africane toccate dall'epidemia. Sempre in Francia, il tribunale di Nancy ha annullato l'ordinanza di espulsione verso il Paese di origine di un giovane migrante in situazione irregolare proveniente dalla Guinea, a causa dell'epidemia di ebola che colpisce il Paese. «Il tribunale ha preso in considerazione principalmente il rischio legato alla malattia», ha spiegato l'avvocato Anne-Laure Taesch. Il giovane, di 19 anni, è arrivato in Francia lo scorso mese dopo aver lasciato il suo paese, non a causa del virus, ma per «ragioni economiche». Dopo la sentenza, il legale auspica ora che il caso del suo cliente possa fare giurisprudenza in Francia.