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Treni, lo stop al Palermo-Torino è affare di Stato

Il taglio del convoglio degli emigranti è stato discusso in Parlamento. Coinvolta anche la Regione, convocata al ministero. Il Comitato Pendolari Siciliani punta il dito contro la progressiva riduzione delle lunghe percorrenze: «La politica non si preoccupa della mobilità ferroviaria»

PALERMO. Nel sito di Trenitalia - www.trenitalia.com - la mappa della «ricerca rapida» si ferma a Reggio Calabria. Niente «Frecce» per i viaggiatori isolani. Ma soprattutto niente siciliane tra le 14 città contemplate in quella insolita, monca, cartina del Bel Paese. Resta solo la «ricerca semplice» per un collegamento con il Continente. Ad esempio, per un Palermo-Torino. Ma il «treno della nostalgia», quello usato dal popolo delle valige di cartone per cercare lavoro al Nord, non esiste più. E raggiungere la capitale piemontese, dove la Trinacria è ancora ben presente, impone un estenuante giro d'Italia: da 16 a 23 ore con cambi forzati a Genova, Napoli o Roma Termini. Prezzi del biglietto di sola andata, da 99 euro in su.
Il «caso del Palermo-Torino scomparso» è stato discusso persino in Parlamento. Non che la cosa abbia prodotto effetti, ma è pur sempre una soddisfazione… I deputati Pd Umberto D'Ottavio, Paola Bragantini e Antonio Boccuzzi hanno infatti presentato sulla questione un'interrogazione al ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi. Risposta: «L'utilizzo dei mezzi compresi nell'offerta denominata Notte più Alta Velocità consente ai passeggeri in viaggio da e per la Sicilia, di utilizzare i treni a prezzi agevolati». Insomma, niente linea diretta e la consolazione di poter scoprire «l'effetto che fa» della Freccia dopo una sosta di un paio d'ore alla stazione di Napoli Centrale, o almeno di mezz'ora a Termini.
Un «affare di Stato», il taglio del Palermo-Torino. Con il coinvolgimento della Regione Siciliana, chiamata dal ministro Lupi sul banco degli imputati «perché è l'unica a Statuto speciale che non ha sottoscritto un contratto con Trenitalia». E ancora: «Molte delle risorse economiche per la media e lunga percorrenza sono oggi destinate a linee e servizi locali».
Insorge Giosuè Malaponti, leader del Comitato Pendolari Siciliani: «L'accordo con la Regione non c'entra nulla con il Palermo-Torino, per questo esiste il contratto di servizio fra Ministero e Trenitalia. Il problema è che dal 2009 sono state progressivamente tagliate le lunghe percorrenze e la politica siciliana non s'è per nulla preoccupata della mobilità ferroviaria. In cinque anni sono spariti 2 milioni di chilometri/treno a tutto danno della nostra Isola». «Adesso - prosegue Malaponti - l'unico diretto collega Siracusa e Palermo a Milano, ma è stato spostato dalla Adriatica alla Tirrenica e passa da Genova impiegando ben 20 ore. Di fatto, esiste ormai una metropolitana Torino-Salerno che ha tagliato fuori tutto il resto. E a noi vengono persino negati i Pendolini, gli Etr 450, che restano parcheggiati a Reggio Calabria e potrebbero servire a velocizzare i collegamenti regionali».
Malaponti si chiede che fine abbia fatto l'accordo di programma Stato-Regione. L'assessore alla Mobilità, Nico Torrisi, si limita a dire: «Siamo pronti alla firma». Da Napoli, intanto, il responsabile Comunicazione di Trenitalia per la Sicilia Renato Granato spiega: «I treni a lunga percorrenza, come quelli per Milano o il Palermo-Torino, fanno parte del cosiddetto servizio universale e sono inseriti nel contratto di servizio stipulato da noi con il ministero del Tesoro. È il ministero che stabilisce quali collegamenti effettuare a carico del servizio universale».
«Altra cosa è l'accordo con la Regione - continua Granato - Per quel che leggo, l'intesa è ormai prossima. Su qualità e quantità bisognerà, poi, vedere che risorse saranno messe a disposizione dall'ente pubblico». Infine, una battuta sulle «Frecce» con quella strana cartina di prenotazione che esclude la Sicilia - «effettivamente è così, ma il sistema parte da Torino e Milano per arrivare a Salerno e Reggio Calabria» - e sui Pendolini «parcheggiati» oltre Stretto: «Sono obsoleti, con caratteristiche non idonee al servizio previsto. Usarli in Sicilia è un'ipotesi da scartare, proprio sotto il profilo tecnico».

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