PALERMO. Finisce con un nulla di fatto il primo faccia a faccia fra i vertici dell’Ars e i rappresentanti sindacali degli alti burocrati. L’accordo per il taglio degli stipendi è stato rinviato a martedì, anche se le resistenze incontrate potrebbero spingere il consiglio di presidenza a cercare un’intesa con le segreterie generali dei sindacati confederali piuttosto che con i livelli interni.
Paolo Ruggirello, capo del collegio dei deputati questori dell’Ars, ha incontrato i sindacati interni. Non ha depositato il piano ipotizzato insieme al presidente Giovanni Ardizzone ma ne ha illustrato le linee. Si parte da un tetto di 240 mila euro lordi all’anno e, proporzionalmente, bisognerebbe adeguare tutte le altre retribuzioni.
Oggi il segretario generale, Sebastiano Di Bella, la figura apicale dell’amministrazione del Parlamento, ha uno stipendio-record. Per Crocetta «incassa 650 mila euro lordi all’anno, cioè 4-5 volte lo stipendio di un deputato». Il Parlamento non ha mai ufficializzato le buste paga, limitandosi a diffondere tabelle standard che non tengono conto di anzianità di servizio e bonus: in base a queste il segretario generale guadagnerebbe 12.008 euro netti al mese per 15 mensilità e i dirigenti delle aree amministrative 8.818 euro netti al mese per 15 mensilità. Ma Ruggirello ammette che «le cifre reali sono molto più elevate».
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Stipendi dei burocrati, muro dei sindacati
Salta l’accordo fra i vertici dell’Assemblea e le parti sociali per introdurre il tetto di 240 mila euro. Confronto rinviato a martedì
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