FIRENZE. La stagione degli attentati mafiosi del 1992-1994 ebbe un prologo, un decennio prima, e fu la strage del rapido 904, che il 23 dicembre 1984 provocò 16 morti e 267 feriti. Il mandante fu Totò Riina. La tesi delle procure di Napoli e Firenze ha trovato una prima conferma dal gup, che oggi ha rinviato a giudizio il capo dei capi.
Il boss ha seguito l'udienza in collegamento video dal carcere di Parma. Avrebbe potuto rilasciare dichiarazioni, ma non lo ha fatto. «Di salute non sta affatto bene», ha spiegato il suo difensore, l'avvocato Luca Cianferoni, che intende chiedere al tribunale di sorveglianza il trasferimento di Riina in ospedale. Per il boss, il nuovo processo a Firenze - dove è già stato giudicato per le stragi del 1993-1994 - si aprirà il 25 novembre 2014, a 30 anni dalla strage.
Secondo l'ex procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi e il sostituto Angela Pietroiusti, che firmarono la richiesta di rinvio a giudizio per l'attentato al rapido 904, «nella sua qualità di capo indiscusso» di Cosa nostra, Riina fu l' «istigatore della strage, da lui programmata e decisa», che venne realizzata impiegando esplosivo e telecomandi usati anche nelle successive stragi, «in primis» quella di via D'Amelio.
Per la procura di Firenze un'altra circostanza lega Riina alla strage del 1984. Nella trattativa fra l'estremista di destra Paolo Bellini e il maresciallo Roberto Tempesta - che fu indipendente seppur parallela a quella 'principalè, nel 1992, fra i carabinieri del ros e l'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino - fu Riina in persona a chiedere un'attenuazione del regime carcerario per Pippo Calò, che già era accusato della strage del rapido 904.
Il treno, partito da Napoli Centrale e diretto a Milano, esplose alle 19.08 in una galleria fra Firenze e Bologna. Dalla prima inchiesta, condotta dalla procura di Firenze, emerse un intreccio fra mafia, camorra e destra eversiva. Vennero condannati Pippo Calò, all'epoca capo del mandamento palermitano di Porta Nuova, i sui collaboratori Guido Cercola e Franco Di Agostino, e l'artificiere tedesco Friedrich Schaudinn.
La procura di Napoli riaprì le indagini nel 2010, sulla base di nuove dichiarazioni di pentiti di camorra e Cosa Nostra, tra i quali Giovanni Brusca. Fu la Cassazione, poi, a ordinare che l'inchiesta si spostasse a Firenze.
La 'strage di Natale' rappresentò la prima 'risposta' ai mandati di cattura relativi al maxiprocesso emessi nel settembre 1984 da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: il messaggio - hanno scritto i pm campani - era diretto «ai (veri o presunti che fossero) referenti politici» e mirava a condizionare l'esito del dibattimento, attraverso «una sostanziale forma di ricatto». La stessa logica degli attentati di Firenze, Roma e Milano, dieci anni dopo.
RIINA CHIEDE TRASFERIMENTO IN OSPEDALE. Il difensore del boss Totò Riina, l'avvocato Luca Cianferoni, domani depositerà al tribunale di sorveglianza di Bologna la richiesta di trasferimento in ospedale del capo di Cosa Nostra, attualmente detenuto a Parma. Lo ha detto lo stesso avvocato Cianferoni a margine di una udienza a Firenze spiegando che Riina «di salute non sta affatto bene»
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