Giovedì 19 Dicembre 2024

Assunzioni al 118, i politici condannati: vogliamo un altro processo

PALERMO. Per rispettare la condanna inflitta dalla Corte dei Conti dovrebbero pagare poco più di 8 mila euro netti al mese per i prossimi 10 anni. Troppi, secondo i 17 politici che rispondono di danno erariale per 512 delle 3 mila assunzioni di barellieri-soccorritori sulle ambulanze del 118. E così il 14 marzo inizia una procedura tanto rara quanto complicata per provare a smontare una sentenza della magistratura contabile che, essendo di secondo grado, è normalmente definitiva.
Gli assessori della giunta Cuffaro in carica fra il 2005 e il 2006 e i deputati della commissione Sanità dell’Ars hanno chiesto la revocazione della sentenza e, prima di arrivare a questa sorta di revisione del processo, chiedono anche di cambiare il collegio giudicante. Il 14 marzo si deciderà proprio su questo, fondamentale, passaggio preliminare. In ballo c’è una montagna di soldi.
Per ricostruire il caso bisogna tornare agli anni dei primi governi cuffariani, quando il termine spending review non era neppure stato coniato. La giunta deve decidere sul potenziamento del servizio 118, all’epoca gestito dalla società partecipata Sise (oggi Seus). Gli aspiranti all’assunzione - fra precari, personale appositamente formato con corsi professionali e lavoratori interinali - sono oltre tremila. E, con un accordo politico fra maggioranza e opposizione, ottengono tutti il posto grazie anche all’acquisto di altre 60 ambulanze (per un totale di 260). Ma molti anni dopo, il 28 febbraio 2013, la Corte dei Conti in giudizio di appello ha ritenuto illegittime almeno 512 di quelle 3 mila assunzioni condannando i 17 politici al risarcimento di 11 milioni e 882 mila euro. È una delle prime condanne in Italia per cause di questo tipo.
Ogni politico avrebbe già dovuto pagare circa 730 mila euro. Ma da allora a oggi - maturati gli interessi e le sanzioni - si è arrivati a oltre 800 mila. E anche applicando la massima rateizzazione possibile - 10 anni - si è giunti alla quantificazione di una rata da circa 8 mila euro al mese. «Una cifra fuori misura» protestano alcuni dei deputati coinvolti in una pausa dei lavori dell’Ars per la riforma delle Province.
Con queste premesse il 14 marzo si gioca una nuova partita, quasi un tempo supplementare. I politici condannati hanno chiesto la revocazione cioè una sorta di revisione che dovrebbe basarsi, a loro avviso, su due presupposti. Il primo - fanno sapere gli interessati - è che nella stessa sentenza di condanna l’aumento del numero delle ambulanze è considerato legittimo: il tentativo è dunque quello di provare che da questo punto di vista non c’è danno erariale. Inoltre, la tesi dei politici è che per assumere i 512 barellieri in più sono state ridotte le ore di lavoro e lo stipendio a tutti gli altri: strategia che doveva tenere i conti in pareggio. Motivazioni che viaggiano in una serie di perizie fatte anche da un ex generale della Guardia di Finanza. Sulla revocazione però dovrebbe decidere lo stesso giudice che ha inflitto la condanna di secondo grado. E i politici chiedono invece, per il principio del giusto processo, che si pronunci un altro collegio.
Per questo motivo da Roma la Corte dei Conti spedirà 3 magistrati che insieme ad altri due palermitani decideranno il 14 marzo sulla ricusazione del primo collegio: se il tentativo dei 17 politici andrà in porto, verrà poi fissata una udienza per la eventuale revocazione della sentenza davanti a nuovi magistrati. L’obiettivo dei 17 è ottenere almeno un nuovo conteggio del danno erariale: si potrebbe definire uno sconto di pena.
Un percorso articolato e inusuale che ha un binario parallelo: il 25 marzo ci sarà anche un giudizio in Cassazione - fanno sapere i parlamentari - con cui si chiede un annullamento della sentenza per difetto di giurisdizione da parte della Corte dei Conti.
ECCO TUTTI I NOMI. Gli assessori e i deputati condannati dalla Corte dei Conti per le assunzioni al 118 sono 17, tutti in carica fra il 2005 e il 2006: TOTÒ CUFFARO, FRANCESCO CASCIO, ANTONIO D’AQUINO, MARIO PARLAVECCHIO, GIOVANNI PISTORIO, FRANCESCO SCOMA, MICHELE CIMINO, FABIO GRANATA, CARMELO LO MONTE e INNOCENZO LENTINI (all’epoca presidente e assessori regionali), GIUSEPPE ARCIDIACONO, GIUSEPPE BASILE, GIANCARLO CONFALONE, DAVID COSTA, NINO DINA, SANTI FORMICA e ANGELO MOSCHETTO (all’epoca membri della commissione Sanità dell’Ars che ratificò le assunzioni decise dalla giunta regionale). Fra loro va divisa la somma da risarcire: quasi 12 milioni.

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