PALERMO. Il teatro siciliano è in subbuglio: 72 operatori, tra registi, attori, manager, sono rimasti spiazzati dall'inchiesta della Guardia di Finanza. L'accusa è pesante: truffa aggravata e falso. Secondo l'accusa la Regione siciliana nel 2088 avrebbe versato 2,8 milioni di euro non dovuti per attività teatrali. L'indagine riguarda, tra l'altro, l'accertamento su pagamenti dei contributi Enpals, le autocertificazioni che i gestori fanno circa gli obblighi dovuti allo Stato e i versamenti che spettano alla Siae. Tra i 72 inquisiti vi sono teatranti di lungo corso, con esperienza di mezzo secolo come nel caso di Aldo Morgante, direttore prima del Dante e poi del Teatro Al Massimo.
«Sapete tutti - spiega Morgante - che la nostra stagione va da ottobre a giugno. Abbiamo un numero enorme di rappresentazioni e un'amministrazione che provvede a tutte gli obblighi di legge. Stiamo preparando tutte le carte relative al 2008, l'anno che viene contestato, e porteremo tutto al giudice entro il 19 febbraio. Per il resto siamo sereni, un teatro così sovraesposto come il nostro non può certo avere segreti».
Anche Alfio Scuderi, che dirige il Teatro Montevergini è impegnato nel controllo a tappeto di tutto ciò che riguarda il 2008. «La nostra categoria - dice - è spiazzata, l'elenco degli inquisiti è lunghissimo, ma certamente tutti con una storia e un onore diversi da difendere. So che ad alcuni vengono contestate somme come 26 o 40 euro. A me contestano due concerti, ospitati al Montevergini, e, quindi, l'agibilità non spettava certo al teatro ospitante. Poi con la Siae ci sono sempre partite aperte e ogni fine anno si va a chiedere se i conti sono tutti saldati. In ogni caso dopo aver compilato il cosiddetto bollettino Siae, non c'è nulla da fare, è un impegno a pagare cui nessuno si può sottrarre».
Tra gli indagati anche Jeanne Vibaek Pasqualino, antropologa di fama e responsabile del Museo Internazionale delle Marionette, un'istituzione fondata dal marito Antonio e sempre sull'orlo della bancarotta, nonostante i riconoscimenti anche da parte dell'Unesco. In diverse occasioni il museo si è salvato dal crack proprio grazie al patrimonio personale della famiglia Pasqualino. «Non ho ancora letto gli atti - dice la studiosa - ma abbiamo sempre pagato tutto. Aspetto di sapere cosa è andato storto nel 2008. Ma sono molto cauta, preferisco aspettare».
Anche Gianni Nanfa, noto cabarettista palermitano, è abbastanza fiducioso. Il suo Teatro Jolly ha una stagione regolare. Dunque anche per lui non si può certo parlare di spettacoli «fantasma», come quello contestato all'imprenditore catanese Salvatore Amore, che avrebbe dichiarato di avere ingaggiato Pippo Franco per uno show mai andato in scena. «Ho sei dipendenti a tempo indeterminato, questo significa che le 1000 giornate lavorative previste dal contributo regionale le supero ampiamente. Di certo non ho mai firmato nessuna certificazione fasulla. Poi ricordiamo sempre che la Regione a noi privati dà il 10% di quanto effettivamente spendiamo in un anno, mentre ai teatri pubblici o alle Fondazioni va il 92%».
DODICI TEATRI: "NOI IN BUONA FEDE" - «Solleviamo la nostra protesta verso i toni e le generalizzazioni presenti nelle notizie diffuse dagli organi di stampa che dipingono il teatro privato siciliano come una congerie di personaggi truffaldini e fraudolenti». Lo affermano in nota congiunta dodici associazioni teatrali di Catania sull'inchiesta della Procura di Palermo. «L'unica contestazione mossa ai firmatari del presente comunicato - si legge nel documento - si fonda su un aspetto circoscritto della documentazione prodotta all'Aassessorato dei Beni culturali della Regione Siciliana: l'autocertificazione relativa all'assolvimento degli obblighi previdenziali, assistenziali e di collocamento. A nostro avviso c'è una diversa interpretazione del termine 'obblighì che significa 'obbligo di denuncia delle attività e del personale artistico e tecnico in esse coinvolto negli enti prepostì e non 'pagamentò degli oneri da essi derivanti che possono essere assolti anche successivamente. È, dunque - prosegue la nota - una contestazione squisitamente interpretativa alla quale intendiamo contrapporre argomentazioni interpretative in tutte le sedi: certi che le interpretazioni lessicali da noi fornite fugheranno del tutto i motivi della contestazione e le conseguenti deduzioni, dimostrando la nostra assoluta buona fede. La diffusione della notizia, così com'è apparsa sugli organi di stampa, diffama un intero settore e tende a delegittimare i risultati professionali, occupazionali, artistici, culturali e sociali raggiunti dal teatro privato siciliano negli ultimi decenni. Il teatro privato siciliano - conclude il comunicato - riversa nelle casse dello Stato molto di più delle somme ricevute come contributo all'attività, sotto forma di tasse, oneri previdenziali, diritti Siae». Il documento è firmato da Associazione Nuovo Mondo, Balletto di Sicilia, Centro Mobilità delle Arti, Centro Teatrale Siciliano, Città Teatro, Compagnia dell'Arpa, Gli Stravaganti, Gruppo Iarba, Piccolo Teatro, Scenario Pubblico, Statale 114 e Teatro della Città.
MINISTERI: "NON SO DI CHE SI PARLA" - «Non so bene di cosa si stia parlando, non avendo ancora ricevuto, notificato alcunchè». Lo afferma Giuseppe Ministeri, presidente Daf-Associazione Culturale, sull'inchiesta della Guardia di Finanza di Palermo. «Leggo i primi titoli e ricostruzioni - aggiunge - e mi vien da pensare che il mio problema è di averne fatti troppi, di spettacoli, con debiti che mi porterò dietro per i prossimi anni. Cretino, dunque, più che altro. Comunque, se scevro da ammucchiate e discorsi da bar, è cosa buona e giusta il controllo da parte della Guardia di Finanza. Sono in qualsiasi momento disponibile al confronto».