PALERMO. L’inchiesta sulla formazione professionale si allarga. Dopo l’indagine in corso da mesi a Messina e quella appena ufficializzata a Catania, ci sono altri due fronti appena avviati a Trapani e Caltanissetta. I militari della Guardia di Finanza hanno sequestrato negli ultimi giorni documentazioni che riguardano i finanziamenti ricevuti da vari enti.
I carteggi sono stati acquisiti presso gli uffici periferici dell’assessorato regionale al Lavoro e anche nella sede centrale. Per quanto riguarda Caltanissetta, le documentazioni consegnate dall’assessorato riguardano l’Enaip Asaform. Mentre nel Trapanese gli enti coinvolti sarebbero parecchi. Infine, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Catania l’assessorato ha fornito documenti che riguardano un altro ente, l’Efal. Si tratta di una sigla rimasta finora fuori dall’elenco di quelle su cui si è indagato alle falde dell’Etna (Anfe, Anfes, Iraps e Issvir). Non è affatto automatico che all’acquisizione di documentazioni sui corsi svolti corrispondano degli indagati e delle ipotesi di reato. La verifica delle rendicontazioni, confermano in assessorato, è appena all’inizio. Le documentazioni che sono state chieste all’assessorato sono di due tipi: i rendiconti sulla spesa dei finanziamenti regionali ottenuti per svolgere i corsi e gli elenchi del personale impiegato e pagato con i fondi pubblici. Secondo i tecnici dell’assessorato guidato da Nelli Scilabra sono finite ai raggi X le presenze dei dipendenti, perchè - come dimostrerebbe l’indagine in corso a Catania - negli elenchi forniti alla Regione dagli enti figurerebbero persone che poi in realtà nella sede di lavoro non hanno mai messo piede. Questo è il sospetto di chi indaga. In pratica, ci sarebbero dipendenti che risultano negli elenchi ufficiale e che legittimano un budget elevato per gli stipendi da chiedere alla Regione. Ora però resta da incrociare i dati con quelli relativi alle lezioni per verificare realmente se e come questo personale è stato impiegato.
Crocetta ha parlato a caldo di una inchiesta che riguarda «politici e parenti di politici». Crocetta ha aggiunto che «questo mondo deviato è stato coperto e qualche volta perfino rappresentato da una parte consistente del sistema politico». Le inchieste aperte fino a ora, da Palermo a Messina fino a Catania, hanno infatti coinvolto o sfiorato quasi tutti i partiti attraverso loro esponenti.
Per quanto riguarda i rendiconti le verifiche in corso riguardano anche le spese di gestione. L’assessorato ha fornito tutte le ricevute presentate dagli enti per giustificare le spese e starebbe emergendo che alcuni costi - dagli immobili al materiale didattico - avrebbero valori fuori mercato. Ci sarebbero sedi di corsi che in realtà sono magazzini o scantinati e che invece venivano dichiarati come locali all’avanguardia con affitti stellari: tutti costi scaricabili sul sistema pubblico. Le rendicontazioni vengono presentate dagli enti e verificate dalle sedi provinciali dell’assessorato e da alcune società esterne individuate con gare dagli importi elevati: la più attiva in questo momento sarebbe la Deloitte. Ma i dubbi maggiori in questo senso sono sul personale dell’assessorato, soprattutto quello delle sedi periferiche: «Verificheremo anche i comportamenti che hanno avuto i funzionari e i dirigenti» ha anticipato Crocetta.
Il presidente ieri ha precisato che gli unici a non rischiare nulla sarebbero i lavoratori, almeno quelli assunti regolarmente: «Gli operatori della formazione li salveremo tutti, ma dobbiamo finirla con questi enti mangiasoldi che rubano il denaro ai siciliani. I lavoratori della formazione devono capire che se c'è qualcuno che difende il loro posto di lavoro è il governo». Il governo ha revocato i finanziamenti a tutti gli enti finora coinvolti nelle inchieste e ha dirottato i dipendenti verso il Ciapi di Priolo, struttura pubblica che ha ereditato i finanziamenti e i corsi delle sigle che la Regione ha espulso dal sistema.