MILANO. «Tengo a precisare che il mio è stato un sentimento d'amore vero per Silvio Berlusconi». Lo ha detto Nicole Minetti nelle dichiarazioni spontanee al processo Ruby ribadendo più volte che lei non ha mai «introdotto» le ragazze ad Arcore nè gestito «nulla». Nel corso delle sue dichiarazioni, l'ex consigliera ha parlato del suo arrivo «a Milano nel 2006 per seguire un percorso di studio di igienista dentale al San Raffaele e nel frattempo facevo qualche lavoretto per avere soldini in più». Ha spiegato di avere incontrato per la prima volta Berlusconi a una fiera nel 2008 dove lei lavorava «come hostess» e poi ha raccontato dei suoi lavori in tv, dove «l'unica ragione del mio successo era che ho sempre saputo ballare e non conoscevo ancora Berlusconi». Secondo il racconto di Minetti è stata Marysthelle Polanco, che aveva conosciuto al programma 'Coloradò, a parlarle delle cene di Arcore, che già esistevano. Quando «Silvio Berlusconi venne in visita al San Raffaele - ha spiegato ancora Minetti - iniziò da parte sua un discreto corteggiamento, e non nego di essere rimasta affascinata da lui». Tra lei e il leader del Pdl «nacque un rapporto di amicizia e poi una relazione sentimentale che si concluse alla fine di quell'anno». Al di là delle critiche, ha proseguito Minetti, «tengo a precisare che il mio è stato un sentimento d'amore vero per Silvio Berlusconi. Ciò detto, va da sè che iniziai a frequentare il presidente e le sue abitazioni. Partecipavo a cene, pranzi ed è capitato che mi fermassi sua ospite per più giorni presso le sue residenze». Così come, ha aggiunto, «capitava che parlassimo del mio futuro e di quello che avrei voluto fare dopo la laurea. Era chiaro, avendo noi una relazione sentimentale, che egli sarebbe stato felice di aiutarmi». Nicole Minetti pensava che la sua «relazione» con Silvio Berlusconi fosse «esclusiva». Comunque ha aggiunto, anche dopo la fine del rapporto il legame tra i due continuò ad «essere di straordinario affetto e grandissima amicizia». Minetti inoltre ha chiarito che Berlusconi la corteggiò «anche tramite la Polanco, attraverso la quale mi invitò a una di queste famose cene».
"UNA CAMPAGNA DI ODIO NEI MIEI CONFRONTI". L'ex consigliere regionale ha ance denunciato una «aggressione mediatica seguita da una ondata di disprezzo» e una «campagna di odio e diffamazione senza precedenti nella storia d'Italia». Nicole Minetti ha anche detto che sta continuando a ricevere «minacce, anche nei confronti della mia famiglia e devo convivere con la paura». «Questa storia ha scatenato su di me e vorrei sottolineare, solo su di me, una feroce campagna di odio e diffamazione portata avanti con ogni mezzo di comunicazione, giornali, televisioni, rete web, che non credo possa avere un precedente dal dopoguerra ad oggi nella storia d'Italia, fondata su una cattiveria e una malvagità circa la cui origine bisognerebbe seriamente indagare». Così ha esordito Nicole Minetti nel corso delle dichiarazioni spontanee lette in aula. «Ogni mia pubblica apparizione, la partecipazione alle sedute del consiglio regionale o più semplicemente la mia presenza alle udienze di questo processo - ha aggiunto - è stata occasione scatenante di qualsiasi nefandezza contro di me, tanto che ho deciso con i miei avvocati che non era più il caso di frequentare il processo, se non per lo stretto necessario, come appunto lo è questa occasione, ciò nonostante le attenzioni serbatemi da questo tribunale, che ringrazio». Minetti ha inoltre parlato di una «ondata di disprezzo» ovunque «per strada, al bar, al ristorante, sui social network, ho ricevuto e continuo a ricevere insulti, minacce e aggressioni».
"GESTIVO LE CASE DI VIA OLGETTNA? UNA FANTASIA". Resta solo una «fantasia», invece, per la Minetti la definizione che hanno dato di lei i magistrati, come della persona che si occupava della «gestione delle case di via Olgettina». L'ex consigliera ha spiegato infatti che, in sostanza, lei aiutava le ragazze che non potevano intestarsi i contratti. E ha aggiunto che le cene di Arcore «esistevano da molto prima di quando cominciai a partecipare».
"LA NOTTE IN QUESTURA? HO FATTO IL BENE DI RUBY". Riguardo all'ormai famosa notte in Questura, nella quale Ruby venne rilasciata dopo le telefonate di Silvio Berlusconi, Nicole Minetti ha spiegato nelle dichiarazioni spontanee al processo che «io mi sono prestata per fare del bene, per permettere che la ragazza tornasse a casa sua, come tra l'altro mi aveva detto il funzionario Giorgia Iafrate». La marocchina, infatti, venne affidata all'allora consigliera Minetti.
"L'ACCUSA SI FONDA SU MORALISMO, NON SU FATTI CONCRETI". «Ritengo che l'accusa si fondi solo su un teorema privo delle indicazioni di concreti fatti di reato, fondato su un malcelato moralismo», ha detto Nicole Minetti, leggendo un testo scritto, nelle dichiarazioni spontanee al processo. «Io non ho mai invitato - ha aggiunto - nessuna delle parti offese a nessuna delle cene a casa del presidente, continuo a non capire cosa posso aver organizzato anche perchè nulla ho organizzato». «Degna conclusione di questa inverosimile storia è la richiesta di condanna avanzata dai pubblici ministeri. Spero che qualcuno un giorno riesca a spiegarmi che cosa ho fatto di così straordinariamente terribile», ha concluso.
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