Venerdì 20 Dicembre 2024

Boston, in corsa anche due siciliani: stanno bene

PALERMO. Ha partecipato a diverse maratone nel mondo, da New York a Berlino. Ma quella di Boston resterà per sempre nella sua mente. Gualtiero Guerrieri, commerciante palermitano di 50 anni, era lì. Tesserato con la società Palermo H13.30, di cui è presidente Luisa Balsamo, era in America con una sua amica che condivide con lui la passione per l'atletica leggera, Rossella Pozzoli, anche lei palermitana. Entrambi stanno bene, non hanno riportato ferite, perché erano distanti dal luogo dell'esplosione, ma sono molto provati. Al telefono, Guerrieri racconta: «Avevo già tagliato il traguardo a tre ore e quaranta, e mi ero diretto nella zona dove ci sono i pullman con i nostri vestiti. Prima della maratona ci lasciano a circa 40 chilometri da Boston e poi andiamo a riprendere le nostre cose, a fine gara, qualche metro più avanti rispetto alla linea del traguardo. Quei boati mi sono sembrati colpi di cannone, tutto potevo immaginare tranne che fossero bombe. Avvicinandomi all'arrivo ho visto gente che scappava, sembrava un formicaio, c'erano circa 20mila persone. Ho pensato ad un cecchino o ad un pazzo che sparava tra la folla. Ho visto gente che piangeva, che fuggiva, i soccorsi sono arrivati in un baleno, è stata grande la solidarietà degli americani, che immediatamente hanno portato coperte e medicinali». Oggi, al suo arrivo a Punta Raisi, Guerrieri porterà in valigia «una medaglia intrisa di sangue che non esporrò né nella mia bacheca né in quella della mia associazione».

Il siracusano Paolo Fugale, 64 anni, è un altro fra i siciliani che hanno vissuto la tragedia di Boston. «Siamo stati fermati ad un miglio dall’arrivo. All’inizio non comprendevamo il motivo, poi ci hanno raccontato cosa era successo. Abbiamo raggiunto l’albergo grazie ai volontari e ai poliziotti. Sto bene, voglio rassicurare amici e parenti». Tesserato con la società Placeolum di Palazzolo Acreide, Fugale è un veterano delle maratone amatoriali. «Ho girato il mondo di corsa da Stoccolma a Vienna, a New York. Quella di Boston era la mia trentesima maratona, ma chi si sarebbe aspettato un finale come questo?».

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