PALERMO. "Non c'é alcuna ragione di Stato che possa giustificare ritardi nell'accertamento dei fatti e delle responsabilità. L'unica ragion di Stato è la verità". L'ha detto il premier Mario Monti intervenendo alla cerimonia nel giardino della memoria delle vittime di mafia, riferendosi alle indagini sulle stragi di Capaci e di via d'Amelio.
"Deve esserci un impegno sempre più forte nella selezione dei rappresentanti da eleggere ai vari livelli di governo. Gli apparati dello Stato devono essere sempre lontani dal sospetto di legami di prossimità con le organizzazioni mafiose", ha aggiunto. "Il parlamento ha recentemente varato una prima riorganizzazione della normativa antimafia, ma é un lavoro che non si è completato. Su alcuni punti c'é l'impegno del governo ed è in stato avanzato".
AGGIORNAMENTO DELLE 10.53: Prima di lasciare il Giardino della Memoria di Ciaculli e dirigersi nell'aula bunker dell'Ucciardone, il premier Mario Monti ha scoperto una lapide di marmo nera con impressi i nomi di oltre 200 vittime della mafia. Alla cerimonia organizzata dall'Associazione nazionale magistrati e dall'Unione cronisti hanno assistito diversi familiari di vittime, tra cui Maria Falcone, Caterina Chinnici, Bernardo Mattarella, Pina Maisano Grassi, Placido Rizzotto, Salvatore Burrafato, Giovanni Impastato, Sonia Alfano.
NAPOLITANO: Lungo il tragitto che dall'aeroporto di Palermo l'ha condotto all'aula bunker dell'Ucciardone, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è fermato a Capaci nel luogo dove il 23 maggio '92 avvenne la strage che uccisi Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della loro scorta. Il capo dello Stato si è fermato davanti alla stele, ai margini dell'autostrada, dove sono incisi i nomi delle vittime. Napolitano nell’aula Bunker: “Prezioso il richiamo all’insegnamento e all’esempio di Giovanni Falcone. La mafia è ancora un problema grave della società italiana. Dobbiamo proseguire con la più grande determinazione sulla strada segnata da falcone e Borsellino vent’anni fa. Se le stragi in cui caddero massacrati segnarono il culmine dell’attacco frontale allo Stato, e se gli attentati del 1993 e il loro torbido sfondo si esaurirono in se stessi, la mafia seppe darsi altre strategie meno clamorose ma non meno insidiose”.
Un messaggio anche ai responsabili dell'attentato di Brindisi: "La pagheranno, saranno assicurati alla giustizia". Giorgio Napolitano ha chiuso il suo discorso a Palermo con un appello ai giovani: "Scendete al più presto in campo - ha detto - per rinnovare la società e la politica. Scendete al più presto in campo, aprendo porte e finestre se vi si vuole tenere fuori, per rinnovare la politica e la società. L'Italia ne ha bisogno, l'Italia ve ne sarà grata".
Il presidente della Repubblica ha deposto una corona di fiori in via D'Amelio, luogo dell'attentato in cui il 19 luglio del 1992 morì il magistrato Paolo Borsellino assieme alla sua scorta. Nonostante la pioggia battente, il Capo dello Stato ha voluto commemorare Borsellino con un momento di riflessione sul luogo della strage.