PALERMO. Interventi di restauro a singhiozzo mai definitivamente conclusi. E così, da oltre quindici anni, la chiesa di Santa Maria dell’Itria in via dei Benedettini, conosciuta da tutti come la chiesa della Pinta, continua a rimanere chiusa a cittadini e turisti. A testimoniare i cantieri, avviati in passato, alcune transenne abbandonate e un grosso scavo oggi trasformato in una discarica a cielo aperto e un tempo via di indagine per verificare lo stato delle fondamenta della chiesa.
Una storia lunga e tortuosa fatta di degrado e abbandono quella della Pinta, che si trova a due passi da piazza Indipendenza. L’edificio, costruito nel Seicento, a causa delle vibrazioni causate dal traffico e dagli scavi per la costruzione della vicina metropolitana, negli anni Novanta ha iniziato a cedere lentamente. E così, nel 1996, la facciata è stata puntellata d’urgenza per evitare un cedimento della struttura. Il terremoto del 2002 e l’umidità proveniente dal terreno hanno poi peggiorato la situazione, anche perché la chiesa si adagia sulle tracce dell’antico corso del fiume Kemonia. E del febbraio del 2006, però, il primo vero intervento di restauro portato avanti dalla Edil Restauri di Acireale, per un costo di circa 250 mila euro. Soldi finanziati dall'assessorato regionale ai Beni culturali. Ma anche se il programma prevedeva più lotti, questi lavori non si sono mai conclusi. Durante gli inteventi, infatti, sono stati messi in luce problemi alle coperture più gravi del previsto che, ha sottolineato il sovrintendete ai Beni culturali Gaetano Gullo, «sono all’analisi degli architetti per la valutazione dei nuovi costi del progetto». Intanto, rimangono numerose le proteste dei residenti del quartiere e non solo.
«Da due anni questa voragine è diventata un cassonetto della spazzatura e i turisti la fotografano con stupore - afferma amareggiato Paolino Cirino - basta dare uno sguardo veloce per accorgersi che al suo interno è possibile trovare rifiuti di ogni genere». «Palermo - commenta Salvatore Zappara - possiede veri tesori d’arte che, però, non sono valorizzati abbastanza». Anticamente la Pinta era una piccola basilica di origini bizantine. Nel 1620 fu demolita per costruire la Porta di Castro, progettata da Mariano Smeriglio. In seguito, nel 1670, l’edificio venne ricostruito. Le decorazioni al suo interno furono commissionate nel 1682 a Giuseppe Serpotta. Decorazioni che, però, continuano a rimanere al buio.