PALERMO. Il picco di tensione si è raggiunto a Gela con i blocchi che hanno impedito per diverse ore agli operai turnisti di entrare nella Raffineria per lavorare e ad Agrigento dove decine di trattori in corteo hanno invaso il centro della città. Nel resto della Sicilia, da Siracusa a Palermo da Messina a Catania i supermarket sono semivuoti, manca l'acqua minerale e negli scaffali gran parte dei prodotti sono esauriti. Molti distributori di carburante sono ormai chiusi e nei pochi rimasti aperti le code sono lunghissime. A Priolo, i bar hanno abbassato le saracinesche, a Siracusa la Prefettura ha disposto la scorta delle autobotti per il rifornimento della ambulanze, delle auto delle forze dell'ordine e dei mezzi dell'aeroporto Fontanarossa. Questa è la Sicilia al terzo giorno di sciopero dei tir, con blocchi in diverse zone dell'isola e con le tradizionali organizzazioni che invocano l'intervento del premier Mario Monti.
Autotrasportatori,agricoltori e pescatori presidiano strade, porti e tangenziali, rallentano la circolazione per distribuire volantini e impediscono i rifornimenti a grandi magazzini, industrie, distributori di benzina. Ma se Confindustria e le altre organizzazioni si dissociano e chiedono con insistenza al governo di mettere fine alla protesta che sta causando notevoli danni alle imprese, la mobilitazione, messa in piedi dai trasportatori dell'Aias e dal movimento agricolo dei 'Forconi', sta suscitando sempre più consensi tra altre fasce della popolazione. Ai pescatori di alcune marinerie, come Catania e Santa Flavia, oggi si sono aggiunti gruppi di artigiani e commercianti mentre gli studenti hanno organizzato manifestazioni di solidarietà dopodomani. A fianco dei manifestanti anche Giacomo Scala, presidente dell'Anci Sicilia, l'associazione dei comuni.
In ogni Prefettura sono operative le unità di crisi, mentre polizia e carabinieri controllano l'ordine pubblico nelle zone più calde: raffinerie, porti, svincoli di strade statali come a Bolognetta (Pa) e lungo lo scorrimento veloce per Sciacca (Ag). In piazza assieme a padroncini e agricoltori, senza bandiere di partito e sindacali, sono scesi anche gruppi di militanti di Forza Nuova e anarchici. Così alle iniziali rivendicazioni - riduzione del costo del carburante e dei pedaggi autostradali - si aggiunge il malessere sociale dovuto all'aumento delle tasse, alla crisi economica, al calo dei consumi. A Catania, per esempio, hanno sfilato in corteo, assieme agli agricoltori, anche singoli commercianti e con loro il vescovo di Caltagirone, Calogero Petri. A Gela in piazza pure i lavoratori edili che si sono accodati al corteo funebre organizzato dagli agricoltori che hanno portato in spalla il feretro: un tronco d'albero a forma di croce con attorno carciofi, peperoni, arance e melenzane. A Vittoria il mercato ortofrutticolo, il più grande d'Italia, è rimasto chiuso. Stesse scene a Pachino, dove si produce il pomodorino. "Se si continua così i negozi di alimentari saranno costretti a chiudere", dice Antonella Di Liberto di Confcommercio Palermo. Per la Coldiretti, invece, decine di tonnellate di alimenti stanno marcendo nei tir e il Codacons annuncia esposti. Il governatore Raffaele Lombardo ha convocato un incontro a Palazzo d'Orleans. Con i nove prefetti dell'isola domattina ci saranno anche i rappresentanti dell'Aias, dei 'Forconi' e dei pescatori. Delegazioni di manifestanti saranno ascoltate domani anche dalle commissioni dell'Assemblea regionale siciliana. Autotrasportatori e 'Forconi' contestano il monopolio della grande distribuzione che costringerebbe "alla fame" i piccoli produttori, mentre i prezzi al consumo continuano ad aumentare.